Winkler: “La Dakar? Un viaggio per conoscere sé stessi” | Esclusiva

Andy è pronto ad affrontare l'evento per la seconda volta, questa volta nella classe malle moto: “Sarà impegnativa, ma ho ascoltato storie dakariane per tutta la vita”

Winkler: “La Dakar? Un viaggio per conoscere sé stessi” | Esclusiva

Nel 2022, Andrea Winkler ha debuttato alla Dakar disputando per la prima volta il Rally Raid più importante al mondo in maniera a dir poco speciale, visto che l'ha fatto insieme a suo padre Aldo condividendo con lui l'emozione della navigazione tra le dune del deserto saudita (qui la nostra videointervista). Nell'edizione 2025, Andy tornerà in Arabia per la seconda volta in carriera, ma questa volta lo farà senza assistenza nella cosiddetta “malle moto”, ovvero la Original by Motul in cui i piloti non possono contare sul supporto di una squadra.

A pochi giorni dall'inizio della Dakar 2025, che scatterà il 3 gennaio da Bisha per concludersi il 17 a Shubaytah, gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza e ciò che si aspetta da questa nuova, importantissima avventura off-road: ecco cosa ci ha raccontato in esclusiva.

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Winkler: “Sarà complicato, ma l'obiettivo è arrivare fino in fondo”


Cosa ti aspetti da questa Dakar, avendone già disputata una e non partendo quindi da zero?

Dopo averla vissuta nel 2022, di sicuro mi aspetto di fare anche quest’anno un viaggio che mi insegnerà molto, quasi un'esperienza “spirituale“. In queste situazioni si ha l’occasione di lavorare molto su sé stessi e imparare a gestirsi, soprattutto nei momenti difficili. Inoltre, quest’anno sarà più impegnativa perché ho deciso di fare la malle moto, quindi senza assistenza”.

Quanto sarà complicato gareggiare nella classe Original by Motul senza assistenza? Quale sarà il tuo obiettivo principale?

Sarà molto complicato, anche perché fino a quest’anno non sono mai stato un grande meccanico. Ho fatto un percorso in cui ho imparato moltissimo, ma vedremo, quando si verificherà un problema, come riuscirò a risolverlo. Sicuramente mi aiuta aver ascoltato per tutta la vita storie dakariane, soprattutto quelle degli anni Ottanta e Novanta, che erano estremamente dure. L’obiettivo è arrivare al traguardo: non guarderò molto la classifica per evitare di fare errori che potrebbero compromettere la gara”.

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“La Dakar con mio padre? Difficile descrivere quanto sia stata bella”


Che emozione è stata correre la Dakar con tuo padre?

“È difficile descrivere quanto sia stato bello condividere questi momenti insieme, soprattutto dopo aver condiviso questa passione per tutta la vita. Devo dire, però, che oltre alla vera e propria Dakar, è stato, forse ancora di più, bellissimo tutto il “prima“. Abbiamo passato tantissimo tempo insieme nel prepararci, organizzare tutto e vivere l’emozione di affrontare un percorso con un obiettivo comune”.

Si parla spesso di "spirito dakariano" e del fatto che il bivacco rappresenti quasi una famiglia: lo puoi confermare?

“Sì, è una cosa molto bella della Dakar, soprattutto nella malle moto, dove questo spirito si amplifica. Mio padre diceva sempre che nei momenti più difficili si creano le amicizie più forti. Sono davvero entusiasta di farne parte e di poter creare nuove amicizie vivendo al contempo avventure indimenticabili”.

Com’è il rapporto con gli altri piloti italiani? C’è più amicizia o competizione?

“Senza dubbio, amicizia! Questo tipo di gare ti permette di condividere momenti davvero speciali con persone che hanno la tua stessa, bellissima passione”.

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