Parlando di Honda il primo sinonimo che viene in mente è equilibrio. L’obiettivo della Honda, infatti, è costruire moto a misura d’uomo. La CBR ha un aspetto da cattiva vera, però è buona d’animo! Non mette paura. Mai. E lo si capisce appena si sale in sella: non troppo alta ma sufficientemente distante dalle pedane da garantire una discreta abitabilità; imbottitura morbida. I semimanubri, piuttosto vicini al busto, non sono troppo bassi e anche su strada non si avverte un eccessivo carico sui polsi. Inoltre la moto è stretta e per questo sembra essere addirittura più maneggevole di quello che in realtà è. A livello di posizione di guida la CBR è un compromesso tra le più corsaiole R6 e Daytona e la più bassa e stradale GSX-R. Dimenticandoci per un attimo della Triumph e facendo un’analisi comparativa tra le giapponesi, si nota che il propulsore della Honda è quello più versatile: la risposta al gas è pronta ma non brusca, l’allungo è buono, anche se non è paragonabile a quello della Yamaha, il tiro ai medi regimi esagerato, considerando la cilindrata e il frazionamento in questione. Da questo punto di vista, però, la Triumph, che ha un cilindro in meno e un po’ di cubatura in più, è un gradino sopra a tutte le quattro cilindri.
La CBR si prende una bella rivincita sulla inglese nel misto stretto. La Daytona è agilissima però è penalizzata da una posizione di guida troppo estrema. La CBR ha un avantreno molto sincero, anche se alle alte velocità Yamaha, Kawasaki e Suzuki sono più stabili. Le sospensioni hanno tarature abbastanza morbide. In frenata e in accelerazione la Honda ha molto più trasferimento di carico rispetto alle sue rivali. Questa caratteristica non mette mai in crisi né la moto né il pilota: il segreto è nella ottima distribuzione dei pesi, che oltre a rendere la moto neutra a centro curva, consente di raggiungere notevoli angoli di inclinazione. L’impianto frenante con ABS è stato promosso a pieni voti. È vero che il sistema anti bloccaggio delle ruote causa un aumento di peso, ma va anche detto che all’atto pratico, il pilota non se ne accorge... Su strada i vantaggi dell’ABS sono molteplici, soprattutto sulle sportive, dove una perdita d’aderenza dell’avantreno è quasi sempre causa di cadute. Dell’ABS elettronico messo a punto dalla Honda ci è piaciuto il fatto che non si avverte il minimo ritorno di forza sulle leve, quindi il feeling con l’impianto è identico a quello che si ha in sella ad una CBR senza ABS
I nostri rilevamenti
Velocità max256,7 Km/h
Accellerazione da fermo
Distanza in metri
0-400
0-1000
Tempo in secondi
11"07
20"45
Velocità in uscita in Km/h
209,4
247,5
Variazione velocità in Km/h
0-100 km/h
0-160 km/h
Tempo in secondi
3"32
6"63
Distanza in metri
45,2
165,7
Ripresa da 60Km/h
Distanza in metri
0-400
0-1000
Tempo in secondi
12"74
23"11
Velocità in uscita in Km/h
169,7
238,5
Variazione velocità
60-100
60-160
Tempo in secondi
4"78
11"70
Distanza in metri
105,4
353,3
Scarto al tachimetro
Velocità effettiva
a 50 km/h
a 150 km/h
Velocità indicata
47,8
141,3
Frenata
Velocitá
Da 60 Km/h
Da 100 Km/h
Metri
13,5
38,4
Peso effettivo
Totala
Asse anteriore
Asse posteriore
195,6
99,6
96,0
Il Banco
Potenza massima108,3 CV (79,7 kW) a 13.700 giri minuto (effettiva alla ruota)
Coppia massima6,3 Kgm (61,7 Nm) a 11000 minuto (effettiva alla ruota)
La pagella
Linea4 su 5 I voti più alti vanno a Honda e Yamaha. La CBR è compatta e ha un design molto equilibrato. È sportiva ma anche elegante. La R6, invece, è ignoranza e aggressività allo stato puro. Esagerata, fin troppo. La Kawasaki si ispira alle spigolose forme della Ninja da MotoGP, però la linea del gruppo ottico anteriore non ci ha convinto. Più equilibrata, ma meno appariscente, la Suzuki. Troppo semplice la Triumph.
Finiture4 su 5 Il livello medio della CBR resta sempre alto, ma la qualità e la fattezza dei componenti meccanici delle altre giapponesi sono migliorate. La GSX-R, la R6 e soprattutto la ZX-6R hanno fatto notevoli passi avanti. Sotto la media, invece, la Daytona: molta sostanza, poca apparenza. La cura dei dettagli, come ad esempio la bulloneria o le finiture superficiali dei pezzi più in vista, sono sufficienti, su tutte le concorrenti.
Componentistica4 su 5 Il salto di qualità rispetto al passato è evidente. La tecnologia va avanti e ormai le supersport utilizzano molti componenti racing. La Honda monta addirittura l’ABS elettronico, sulla Suzuki si possono cambiare le mappature motore, la Yamaha ha i cornetti di aspirazione ad altezza variabile, la ZX-6R ha una forcella Showa di derivazione MotoGP. Più tradizionali, ma comunque validi, i componenti della Triumph
Motore3 su 5 Il tricilindrico Triumph, grazie a una risposta al gas pronta e tanta coppia ai medi regimi, è il propulsore complessivamente più sfruttabile. A livello di versatilità è ottimo anche il quattro cilindri Honda, che ha tanta “schiena”. I motori Yamaha e Kawasaki hanno molto allungo, ma ai bassi e medi regimi non sono al livello della concorrenza. Al quadricilindrico Suzuki servirebbe una risposta al gas più pronta
Trasmissione4 su 5 La CBR ha un cambio caratterizzato da innesti precisi e da una contenuta corsa della leva. Ottimo anche il rendimento della frizione. Tutte le altre, pur essendosi avvicinate moltissimo agli standard Honda, sono ancora un gradino sotto. La ZX-6R e la GSX-R sono allo stesso livello, alto, fin quando non si raggiunge il limite del veicoli. La R6 ha innesti un filo “gommosi”, la Daytona una frizione poco modulabile.
Sospensioni3 su 5 La Triumph ha tarature che consentono di sfruttare la moto su strada e in pista, perché sia la forcella che l’ammortizzatore evitano eccessivi e bruschi trasferimenti di carico. Le sospensioni della Honda sono adatte all’uso su strada perché morbide, quelle della Yamaha, rigide, perfette per l’uso in pista. Promosse le forcelle di Suzuki e soprattutto di Kawasaki, che però sono troppo rigide rispetto agli ammortizzatori.
Freni4 su 5 Gli impianti delle moto giapponesi si equivalgono. Con quello della GSX-R è facile entrare in confidenza per merito delle sue eccellenti doti di modulabilità; sopra la media. Ottimo il funzionamento dell’ABS della CBR, che consente di sfruttare tutto il potenziale dell’impianto anche su fondi umidi. Molto modulabili pure i freni della ZX-6R, potenti quelli della R6. All’impianto della Triumph manca un pizzico di mordente.
Strumentazione3 su 5 Tutti i cruscotti hanno contagiri facilmente leggibili, fatto importantissimo su moto così sportive, accoppiati a display digitali con tante funzioni. I più ricchi sono quelli della Suzuki e della Triumph. La Kawasaki, invece, ha la strumentazione con la funzione cronometro più intuitiva e comoda da usare. Solo sulla Honda, infine, c’è l’indicatore del livello del carburante; sulle altre c’è solo la spia della riserva
Comfort3 su 5 Premesso che parlare di comfort su una supersportiva è come ragionare sulle prestazioni in pista di una touring, va detto che la CBR, la ZX-6R e soprattutto la GSX-R, sono quelle più spaziose e dotate di una discreta protezione aerodinamica. La R6 e la Daytona sono piuttosto scomode, ma sono anche le uniche con cui, in circuito, si riesce a trovare da subito la corretta postura in sella.
Guida4 su 5 La moto più facile e divertente da usare è la Triumph. Il suo tre cilindri ha un’erogazione fluida, caratteristica che consente di guidare in maniera “rotonda”. Sulla Daytona, insomma, ci si diverte senza faticare troppo. Le quattro cilindri giapponesi sono molto performanti, adatte all’uso in pista, poco a quello su strada. Per divertirsi con le quattro “Jap” bisogna tenerle sempre su di giri e andare forte
Prezzi5 su 5 Tranne la Yamaha, costano tutte meno di 11.000 euro. Analizzando le moto dal punto di vista prestazionale, quella che offre il “pacchetto” migliore è la Triumph. Se invece si vuole dare la priorità al design e alla qualità delle finiture e della componentistica, sono le giapponesi a spuntarla (CBR in testa), costruite e assemblate molto meglio della tricilindrica inglese, piuttosto spartana
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