SBK, Redding: "Ho pagato per correre e tentare di tornare in Aruba. Dopo anni basta così"

“Ho bisogno di essere pagato, vorrei restare nel mondiale ma al BSB sarei una star. Io come Iannone? Viene da una vicenda doping e ha pagato per correre perchè era un rischio"

Gianmaria Rosati Gianmaria Rosati

12 lug 2025 (Aggiornato il 15 lug 2025 alle 08:13)

Scott Redding si presenta davanti alla stampa dopo aver ottenuto un positivo sesto posto in Gara 1. “Guess who’s back” sono le sue prime parole, citando Eminem con il sorriso, ma l’inglese ha davvero tante cose da dire. Ovviamente sulla gara, ma soprattutto su tutto il resto: passato, presente e futuro, che sembra vederlo sempre più lontano dal paddock SBK.

“E’ difficile non pensare al mercato e tutto il resto – racconta Scott - ma come ho detto tante volte questo è quello che è, e lo devi accettare. In tanti si aspettavano di più da me e io sono tra loro: mi aspettavo di stare davanti, ci credevo ma al contempo c’era un 5% della mia mente che si aspettava questo, ed ora quel 5% è la realtà. So di aver dato il massimo in ogni gara come so che i risultati ottenuti fanno schifo, ma non posso farci molto dopo aver dato tutto. I distacchi sono davvero ridotti in questa SBK. Io devo pensare al mio futuro e capire quale sia la direzione giusta per me e la mia famiglia: in questo momento pochi soldi arrivano dai team mentre tanti arrivano dai piloti e sono in completo disaccordo con questa tendenza, anche se devo accettarla. Quest’anno ho pagato per correre, con l’obiettivo di fare un passo avanti e tornare da Aruba. Non ha funzionato e non l’ho rifarò, quindi devo capire quali porte sono aperte”.

Credi che il team abbia delle responsabilità importanti all’interno di questa stagione difficile?

“Difficile dirlo perché i distacchi sono davvero minimi, è incredibile. Anni fa cercavi di migliore cinque o sei decimi nell’arco del weekend, ora si gioca tutto sui millesimi e centesimi, e trovare quei centesimi è davvero complicato. I team ufficiali hanno più personale, specie relativamente all’elettronica il che aiuta, e lo stesso vale per i test, che noi non abbiamo fatto. Non voglio però parlare male del team perché stanno dando il massimo: forse non è il massimo di ciò che voglio o di cui ho bisogno ma stanno comunque facendo il massimo. Oggi la moto era ok ma non è stato abbastanza per fare di più, e se mi chiedi dove posso trovare due decimi non ne ho una fottuta idea. Direi che in certi momenti devi accettare la combinazione di vari fattori, mi aspettavo di essere davanti e non lo sono quindi devo fare il massimo che posso per essere in una posizione che forse cinque anni fa non mi avrebbe soddisfatto, ma che ora devo valorizzare visto il livello della SBK attuale”.

Dai tuoi discorsi sembra che tu sia più propenso per un ritorno nel BSB che per la permanenza in SBK.

“Voglio godermi le gare e l’essere competitivo. Oggi è stato così, ma solo perché i miei risultati passati sono stati negativi, quindi un sesto posto è positivo. Cinque anni fa un sesto posto avrebbe rappresentato un weekend negativo, ma dipende dal tuo livello di quel momento. A tutto questo si somma il fatto che ho bisogno di essere pagato: siamo intrattenitori e tutti nel paddock vengono pagati, a parte i piloti e questo non è giusto. Se un team viene da me e mi dice “ti paghiamo questo, i viaggi e la moto è abbastanza buona” mi piacerebbe restare, ma se mi chiedono di pagare la conversazione finisce subito. Devo pensare alla mia famiglia ed al mio futuro: non voglio andare a lavorare dopo averlo fatto duramente in questo mondo da quando ho 15 anni, dedicandomici al 100%. Non voglio ora buttare i miei soldi per cercare di sopravvivere in SBK: è bello per me essere qui, ma se guardo il mio passato è diverso da quello di molti piloti del campionato. Per tanti il sogno ultimo è quello di correre in MotoGP, cosa che io ho fatto cogliendo anche dei podi, lottando per il titolo Moto2 ed essendo il più giovane vincitore di una gara. In seguito sono venuto in SBK e ho lottato subito per il titolo”.

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