Le tipologie dei compressori | Officina

Volumetrici e centrifughi, con azionamento meccanico o fluidodinamico, a compressione interna oppure a lobi

Massimo ClarkeMassimo Clarke

17 feb 2025

I compressori


Un’ulteriore suddivisione è possibile tra i dispositivi a compressione interna e quelli a compressione esterna. Questi ultimi sono tipicamente i compressori a lobi (Roots), che in effetti sono delle pompe e non comprimono niente. L’incremento di pressione si ottiene grazie a ciò che l’aria incontra quando esce da essi. In altre parole, se il compressore immette un dato volume d’aria (con una pressione di uscita che sarebbe pari a quella ambiente, se il flusso avvenisse liberamente) in un cilindro che ha un volume inferiore, inevitabilmente l’aria stessa viene compressa. Nei motori aspirati, ovvero non sovralimentati, la pressione di alimentazione è ovviamente quella atmosferica. Se si impiega un compressore, nei cilindri viene immessa a forza aria a pressione superiore. La pressione di alimentazione è costituita da quella ambiente più quella di sovralimentazione. Se quest’ultima è 0,4 bar, la pressione di alimentazione sarà 1,4 bar. In seguito alla compressione l’aria subisce un riscaldamento, proporzionale all’aumento di pressione e legata al rendimento del compressore. Maggiore sarà quest’ultimo, minore sarà la temperatura alla quale verrà portata l’aria, con una data pressione di sovralimentazione. Questo riscaldamento determina una diminuzione della densità del fluido e, nei motori ad accensione per scintilla, fa aumentare il rischio che si verifichi la detonazione. Per tale ragione, quando la pressione di sovralimentazione supera un certo valore (in genere attorno a 0,4-0,5 bar) per raffreddare l’aria inviata ai cilindri si impiega uno scambiatore di calore detto intercooler. Ciò, indipendentemente dal tipo di compressore impiegato. Nell’anteguerra vennero raggiunte pressioni di sovralimentazione più alte senza adottare gli intercooler perché si poteva sfruttare il fortissimo raffreddamento interno assicurato dall’elevato calore latente di vaporizzazione delle miscele alcoliche, allora utilizzate liberamente.

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