L'impresa di Stephanie Rowe | Io Guido da Sola

L'impresa di Stephanie Rowe | Io Guido da Sola© Matitaccia

La pilota racconta la sua Eco Race senza assistenza all’insegna del... freddo!

03.03.2025 ( Aggiornata il 03.03.2025 10:18 )

Stephanie Rowe, che ha partecipato all’Africa Eco Race, è entrata nella storia... ma soltanto in parte. È riuscita infatti a completare tutte le prove nella “malle moto”, ovvero la categoria più difficile, che non prevede assistenza di alcun genere. Ma se la gioia per aver compiuto tale missione è stata più che meritata, c’è stato un piccolo inciampo che l’ha fatta un po’ ricredere.

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Stephanie Rowe all'Africa Eco Race


Al traguardo finale, dopo tappe estenuanti e giornate che sembravano non finire mai, a Stephanie è stata notificata un’impresa: “Sei stata la prima donna in 16 edizioni dell’Africa Eco Race a concludere ogni tappa della categoria “malle moto’”. Una gioia enorme. Purtroppo, però, c’è stato un errore che alla “povera” Stephanie è stato comunicato durante la premiazione: in realtà la prima donna a compiere tale impresa all’Africa Eco Race era stata Anastasiya Nifontova nel 2015. “È un’atleta fantastica – ha detto Stephanie Rowe dopo aver appreso la notizia – e una grande ispirazione, quindi è un onore passare alla storia accanto al suo nome”. Cara Stephanie, puoi essere ugualmente orgogliosa! Non sarai stata la prima, ma la soddisfazione provata nel tagliare l’ultimo traguardo non te la potrà mai togliere nessuno.

Anche perché la competizione non è stata facile, con numerose problematiche: dalle avarie al sistema di navigazione, a tosse e raffreddore, da strade impervie che per poco non l’hanno fatta cadere giù da una scogliera, alla mancanza di giacche più calde e guanti quando i piloti hanno percorso luoghi in cui faceva freddissimo: “In quell’occasione – racconta Rowe nel diario di viaggio che sta scrivendo – ho invidiato chi aveva gli aiuti. Io avevo pianificato qualcosa in anticipo e mi ero portata dei guanti di gomma che vengono usati in cucina e anche dei sacchetti di plastica per riparare le mani dal vento gelido. Ma a un certo punto, dopo aver guidato in condizioni di congelamento, con una neve leggera che cadeva, mi sono fermata a fare benzina e un ragazzo del posto mi ha dato un piccolo scaldamani e anche dei vecchi pantaloni da sci per bambino. Non erano della mia taglia ma in quel momento mi sono sentita fortunata a essere piccola di corporatura”.

Dopo 750 km, alla fine di quella giornata Stephanie è arrivata al bivacco distrutta e infreddolita, ha sistemato la moto e non ha avuto neppure la forza di farsi una doccia. E il giorno dopo l’avrebbe attesa una sfida ancora più grande. Non sarà stata la prima a compiere l’impresa, ma di sicuro è un grande esempio di tenacia e coraggio. E la storia l’ha fatta comunque.

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