La vicenda della norvegese ha unito il neonato paddock del WCR
L’epilogo della stagione iridata Superbike, a Jerez, ha vissuto momenti toccanti. In particolare mi riferisco alla conferenza stampa della vigilia della tappa conclusiva, che ha visto protagonista Mia Rusthen, infortunatasi gravemente durante il round di Misano del WorldWCR, il Mondiale femminile inserito da quest’anno all’interno del panorama della Superbike. Anche per le ragazze, quella di Jerez è stata l’ultima gara della stagione, che ha assegnato il titolo alla fortissima Ana Carrasco.
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Ma ciò che si è respirato nel paddock in rosa è stato qualcosa di ancora più profondo, un senso di gratitudine (verso la vita) e liberazione. Rivedere Mia in mezzo alle sue colleghe ha riacceso in tutte una scintilla di entusiasmo e felicità. Quando la norvegese aveva annunciato, attraverso un emozionante post su Instagram, che sarebbe tornata nel paddock per salutare prima della fine della stagione, le sue colleghe avevano accolto la notizia con estremo entusiasmo: “Sei stata la forza di cui tutti noi avevamo bisogno in questa stagione” le parole di Tayla Relph, alla quale si erano aggiunte anche quelle di Maria Herrera e Beatriz Neila Santos e molti altri piloti, come Alex e Sam Lowes, oppure Aron Canet.
Il nome di Mia è stato associato da tutti al concetto di “forza”: quella di sopravvivere, di riuscire a farcela, di tornare a camminare con le proprie gambe anche se la strada è ancora lunga e la sua memoria non è tornata al 100%. In tutti i paddock a due ruote si respira questa aria? Non ne sono certa, ma so che, sebbene spesso le donne siano additate come poco solidali tra loro, nel Mondiale femminile non è stato così. Ci saranno pure la competizione, la bagarre in pista, la voglia di vincere e magari di sovrastare le avversarie per mostrare il proprio talento. Io ho visto qualcosa di più: ragazze da ogni parte del Mondo che si sono trovate a vivere il proprio sogno e che nel condividere qualcosa di così bello e unico sono diventate più che semplici conoscenti.
E la storia di Mia ha fatto breccia in tutte loro: “Non ricordo niente dell’incidente – ha detto la norvegese a Jerez – me lo hanno raccontato e so che è stato terribile, così come davvero difficile è stato il periodo che ho passato subito dopo, quando mi sono risvegliata dal coma. Adesso però sono qui a raccontarvelo e questa è la vittoria più grande. Nei miei pensieri c’è ancora la moto, ma se non potrò tornare in sella mi piacerebbe comunque rimanere in questo ambiente, come team manager o in altri ruoli, chissà. Ora sono grata alla vita”.
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