MotoAmerica: l'altro pianeta

La creatura di Rainey punta a ridestare il vivaio statunitense. Ma per i big, come Elias e il campione in carica Beaubier, gli Usa sono un punto d’arrivo, e non di partenza

MotoAmerica: l'altro pianeta

Mirko ColombiMirko Colombi

23 gen 2020 (Aggiornato il 25 gen 2020 alle 10:51)

I piloti

I piloti statunitensi sono stravaganti, fantasiosi. Strani. Ricordiamoci che da Oltroceano provengono personaggi come Randy Mamola, Fred Merkel, Doug Polen, Scott Russell, John Kocinski e Ben Spies, non soltanto i Re della classe regina del Mondiale come il capostipite Kenny Roberts, Freddie Spencer, Eddie Lawson, Rainey e Kevin Schwantz, la cui epopea è stata seguita dai titoli di Kenny Roberts Jr e Nicky Hayden. Di fronte a tale abbondanza nei decenni passati, la domanda legata al presente è: ma è possibile che negli Stati Uniti non nascano più campioni?

La realtà è che gli equilibri motociclistici e gli sponsor si sono spostati, da tempo, in Spagna, ed è meno facile trovare un rappresentante “Made in USA” che venga dalle nostre parti a suonare i rivali. Nel Motomondiale l’ultimo è stato Nicky Hayden, compianto quanto raro da trovarsi, come manico e persona. Kentucky Kid è stato anche l’ultimo a vincere una manche in SBK, serie in cui l’ultimo titolo USA risale ai tempi di Spies, nel 2009.

Cameron Beaubier è il pluricampione del MotoAmerica, con le sue quattro affermazioni. Perché Capitan America non approda in Europa? Talento conosciuto nella 125 GP (era compagno di Marc Marquez ma ottenne soltanto 3 punti in una stagione), la realtà è che Cameron vive bene in California, guadagna un mucchio di dollari ed è tutto fuorché stressato. A 27 anni, al pilota Yamaha non conviene cambiare aria.

A rimettersi in gioco, in senso opposto, è stato invece Elias, campione della prima Moto2, nel 2010. Lo spagnolo è sbarcato negli States quasi per caso, sino a conquistare il titolo 2017 con la Suzuki. E Toni la vede come Beaubier: chiedergli di tornare in Europa, magari per correre in SBK, è come domandare a un bimbo che sta giocando al luna park se non preferisca tornare a casa a studiare.

A fare da ponte, allora, potrebbe essere Garrett Gerloff, acquisto del Team GRT-Yamaha nel mondiale Superbike. Il texano, 24 anni, è forte, in patria ha ottenuto risultati notevoli, i rivali che incontrerà nel Vecchio Continente lo aspettano al varco. Sarà lui il nuovo cowboy? A colorare il paddock e seminare scompiglio con dichiarazioni pepate ci sono poi Herrin - altro ex Moto2 - e JD Beach, ragazzo che parla e guida sopra i problemi.

Esclusiva, Gerloff: “Sogno di lottare presto per la vittoria”

Dopo l’esperienza nel mondiale Superbike con il Team Red Bull Honda, una parentesi tutt’altro che scintillante, Jake Gagne è ritornato alla base, trovando una coppia di sudafricani in cerca di gloria, Mathew Scholtz e Cameron Petersen, ragazzi visti anche da noi.

Il gruppo di piloti combatte a gomiti larghi, bisticcia e si mena di santa ragione ma, a motori spenti, non si registrano strascichi o polemiche: gli americani preferiscono conservare le energie per duellare su piste particolari. Molto particolari.

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