Gino Borsoi sta vivendo il passaggio da Ducati a Yamaha, conducendo il rinnovato Pramac Racing previa grande oculatezza e metodo, in aggiunta a esperienza e senso logico. Chiedere al manager a quanto ammonti la difficoltà del cambiamento nella complessa classe MotoGP, significa ricevere una risposta logica: "Come in qualsiasi cambiamento" spiega "ci vuole tempo, prima di vedere sbocciarne i frutti. Sapevamo di questo, ma devo dire che la nostra partenza 2025 è stata piuttosto buona. Jack Miller ha disputato gare veramente interessanti, mentre a Jerez qualcosa non ha funzionato. Però, devo precisare: l'australiano pure lì era competitivo, perciò il progetto sta andando per il verso giusto".
Gran Premio MotoGP di Francia: orari TV
Borsoi si affida a quanto visto nel Gran Premio di Spagna, per un numero 20 blu strepitoso: "La M1 c'è, lo dimostra quanto fatto proprio all'Angel Nieto da Fabio Quartararo: pole position fantastica ed eccezionale secondo posto domenicale. I risultati stanno arrivando, anche se il lavoro impostato per crescere deve essere visto a mò di maratona. Ci saranno piste in cui andremo addirittura meglio, oppure ci troveremo in difficoltà. Mica lo sappiamo, per un dubbio da ritenere parte del processo di apprendimento".
Da Ducati a Yamaha: più difficile cambiare equipaggiamento tecnico o l'approccio?
"In realtà, nessun ostacolo. Tra Desmosedici e M1 vigono, ovviamente, differenze. Parliamo tuttavia sempre di una MotoGP. La Casa ci aiuta molto, nel supporto utile a comprendere il pacchetto tecnico e relative caratteristiche. E ci piace: il nostro punto di vista viene assolutamente considerato durante la fase di sviluppo. Avere quattro piloti in pista serve all'azienda come ai team. Per quanto riguarda l'aspetto umano, ci stiamo conoscendo sempre di più ogni giorno che passa. Noi siamo italiani, loro giapponesi? No problem, nonostante la mentalità siano diverse. Godiamo di supporto ufficiale, la sintonia trovata in Yamaha è perfetta. L'ambiente è fantastico, creatosi in pochi mesi".
Da vincenti quali siete, quanto è dura accettare posizioni diverse dalle quali eravate abituati?
"Sembrerebbe paradossale definirla così questa situazione: interessante. Ora guardiamo l'altro lato della medaglia, imparando a migliorare. Quando tutto va bene, è facile. Quando le cose diventano difficili, bisogna trovare la motivazione ulteriore. Ci stiamo impegnando parecchio, sfruttando un background in grado di aiutarci adesso e in futuro: prevedo che saremo ancora competitivi. La fase del momento consiste nell'aiutare Yamaha, imparando da noi stessi".
Serve veramente il propulsore V4, o il quattro in linea offre ancora tanti benefici?
"La domanda andrebbe rivolta agli ingegneri. Comunque, la direzione è chiara: i Costruttori usano il V4 e, in vista del nuovo regolamento e i cambiamenti da apportare dal 2027, la suddetta soluzione offre ingombri ridotti e la possibilità di intervenire sull'aerodinamica. Il quattro in linea è ottimo, però largo. Il V4 è stretto. La scelta non è obbligatoria, però è giusta. Tutte le case sono da tempo su quella strada".
Il binomio vincente Pramac- Martin si è separato. Jorge sta soffrendo, lo hai sentito?
"Sì, l'ho contattato dopo i primi infortuni in cui è incappato. Ho anche provato a parlargli, ma si trovava in ospedale e sotto l'effetto di antidolorifici. Ho quindi parlato con suo papà, quando le cose miglioravano. Martin è tornato a Madrid, netto segnale di ripresa. E ne sono felice. Mi fa piacere sapere della sua reazione, malgrado sia difficile accettare di non vederlo in azione. Il terzo incidente di seguito segna fisicamente e, penso, pure mentalmente. Jorge dovrà lavorare sul seguente aspetto, la psicologia. Qualora avesse una montagna di dubbi, lo capirei".
Da Ducati a Yamaha è impegnativo per un team, quanto da Ducati ad Aprilia per un pilota?
"E chi lo sa? Di certo, voltare pagina può fare bene. Ma non si sa. Credo che la scelta di Jorge sia da me ingiudicabile, benché riconosca da parte sua una eccellente opzione: l'Aprilia ha fatto grandi cose nel 2024. Sulla RS-GP Martin potrà esprimere il proprio talento, ovviamente quando sarà in forma fisica ottimale. Immagino che tornerà nelle sue posizioni quando potrà farlo. Lui è tenace, il reparto corse lo segue, è solo questione di tempo".
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