Uno dei temi più caldi della storia recente della MotoGP è senz'altro il controverso finale di stagione 2015 relativamente alla più volte citata diatriba tra Marc Marquez e Valentino Rossi. Un tema tornato in auge nelle ultime settimane a causa delle dichiarazioni dello stesso Valentino Rossi, intervistato da Andrea Migno nel podcast "MigBabol". Dichiarazioni forti che hanno suscitato risposte di vario genere da più personalità del motorsport, da Carmelo Ezpeleta fino a Ramon Forcada, storico capotenico di Jorge Lorenzo. Lo spagnolo, recentemente intervistato nel podcast "Duralavita", si è espresso in modo chiaro su Valentino Rossi e sul potenziale negativo delle suddette esternazioni.  

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Forcada su Rossi: "La ferita del 2015 gli fa ancora male"

Forcada non sembra aver apprezzato il comportamento di Valentino Rossi durante l'andamento della stagione 2015, non dal punto di vista etico, quanto strategico: "Rossi è sempre stato un manipolatore, nel senso buono del termine, per tutta la sua carriera. Contro alcuni piloti è andata bene, contro altri meno bene. Ma alla fine è legale, non è vietato, si può fare. Non si può dire nemmeno che abbia insultato Marquez. Nel 2015 però ha sottovalutato il suo avversario e ha commesso un errore. Gli era sempre andata bene, ma con Marquez è stato diverso". 

L'errore di Valentino Rossi secondo Ramon Forcada

Ramon ha poi proseguito rimarcando l'errore del nove volte iridato: "Rossi non ha dato a Marquez la giusta considerazione, avrebbe dovuto renderselo alleato e non nemico. Inoltre, in quel momento, Marquez non aveva niente da perdere, era velocissimo e molto giovane. Valentino, invece, ha pensato di mettere il dito nella piaga, ma non ha pagato". Forcada non trova il senso alle recenti esternazioni di Rossi: "È impossibile capire cosa sta pensando di ottenere Valentino con queste parole. Non credo che servano a togliere pressione ai suoi piloti, forse è convinto che il nemico dei suoi allievi debba essere Marquez. La ferita del 2015 è ancora nella sua mente e gli fa male. Magari crede che la guerra psicologica possa funzionare ancora“.

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