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Yesterday: Kenny Roberts Junior

Ripercorriamo la carriera di Roberts Jr., che si laureò campione vent'anni fa, 20 anni dopo il padre, regalando alla Suzuki il suo ultimo Mondiale

Mirko ColombiMirko Colombi

10 gen 2020 (Aggiornato il 15 gen 2020 alle 11:08)

Panteon di Dei

Cresciuto nelle campagne nord - californiane, il piccolo Kenny poteva godere del ranch messo in piedi dal papà, vero cowboy su due tipi di sella; quel del cavallo che domava e nutriva, quella della moto da dirt track, che controllava in sbandata e metteva a punto.

Con queste due passioni, il biondino non doveva che scegliere. Per lui, l’opzione fu semplice e logica: con tutti quegli ospiti presenti, era difficile dire “no, io non ci provo”, Wes Cooley, Fred Merkel, Eddie Lawson, Mike Baldwin, Randy Mamola, John Kocinski, Rich Oliver, Wayne Rainey, Doug Chandler... manca qualcuno? Loro e papà, naturalmente, tutti impegnati in derapata, tra Harley Davidson e Yamaha,

Il ranch di Valentino Rossi? Bazzecole.

Da Kenny si imparava davvero a controllare la moto di traverso - faccenda utile con le due tempi da corsa dell’epoca - senza fronzoli, nomi delle curve, personaggi improvvisati. Junior, dal canto suo, rimaneva a bocca aperta nell’ammirare i i miti che, in futuro, avrebbe anche battuto. Non tutti, ma alcuni sì. Ancora non lo sapeva, quando ha iniziato ad allenarsi tra terra e sterco di vacca.

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