Reduce dal debutto al Guia Circuit, abbiamo scambiato qualche parola con il road racer italiano: ecco cosa ci ha detto sulla sua stagione, in cui ha esordito anche alla North West 200
Negli scorsi giorni vi abbiamo raccontato tutto ciò che è successo al Guia Circuit in occasione del 56° Gran Premio Motociclistico di Macau. Tra pioggia e cancellazioni, alla fine è stato dichiarato vincitore Davey Todd, ma c'è stata anche una presenza italiana, ovvero Luca Gottardi. Il road racer italiano ha debuttato quest'anno sul tracciato contraddistinto dalle barriere giallo-nere (risultando già il pilota italiano più veloce di sempre), chiudendo così un anno ricco di nuove esperienze.
Oltre a Macau, Luca ha infatti debuttato quest'anno anche in un'altra corsa su strada di grandissimo prestigio quale la North West 200, prendendo poi parte a tempo pieno all'International Road Racing Championship. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua intensa annata di gare, dando anche uno sguardo al futuro e alla possibilità di approdare sull'Isola di Man per il Tourist Trophy: ecco cosa ci ha detto in esclusiva.
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Allora Luca, com'è stata questa “prima volta” al GP di Macau?
“La mia prima esperienza a Macau è stata strana visto che tra pioggia e ritardi vari abbiamo percorso soltanto una manciata di giri, ma mi sono trovato bene fin da subito e il tracciato mi è piaciuto un sacco. Non ho spinto al massimo e sentivo di avere ancora un gran margine perché ho capito immediatamente di dover restare lucido non essendoci alcuna via di fuga o margine di errore, ma anche per questo l'ho trovato particolarmente affascinante”.
Che clima si respira?
“Un clima fantastico. Penso che condividere il box con altri tre piloti faccia parte della bellezza dell'evento, visto che siamo tutti grandi appassionati di moto e ci aiutiamo a vicenda. Anche i più grandi, Peter Hickman compreso, sono pronti a dare consigli e a far gruppo facendo sentire tutti parte integrante della corsa”.
Peccato solo che alla fine non sia stato possibile gareggiare...
“Già, l'unica pecca che ho trovato è stata il programma: le nostre prove erano la mattina prestissimo e dovevamo alzarci alle 5 per poi sentirci dire che la sessione sarebbe stata cancellata, quando probabilmente sarebbe stato possibile correre tra un turno e l'altro delle auto. Ciò non toglie comunque nulla al fascino di questa corsa, specialmente perché essere lì vuol dire aver ricevuto l'invito e far parte di un gruppo estremamente ristretto di piloti. Spero proprio di tornarci anche l'anno prossimo”.
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Quello a Macau non è stato il tuo unico debutto, avendo corso anche alla NW200: quella com'è stata?
“Anche la North West 200 è stata un'esperienza nuova e molto bella per me. Il circuito è pazzesco e molto più complesso di quanto non sembri da fuori, ma ciò che risulta davvero scioccante è la velocità che si raggiunge nei lunghissimi rettilinei in cui si fa addirittura fatica a tenerla dritta viste le sconnessioni della strada. Forse l'ho sottovalutata un po' troppo, ma si tratta di un evento pazzesco e ora so come affrontarlo al meglio in futuro”.
E poi hai corso a tempo pieno nell'International Road Racing Championship...
“L'IRRC è un campionato particolare, forse meno prestigioso rispetto ai grandi eventi come Macau, la North West o le gare sull'Isola di Man, ma comunque professionale e di alto livello. Sta crescendo e sono contento di averci corso a tempo pieno, visto che ho migliorato sensibilmente le mie prestazioni rispetto al 2023 (chiudendo la stagione al sesto posto in SBK pur avendo saltato il primo round, ndr)”.
Conosci già i tuoi piani per il 2025?
“I miei piani per il 2025 non sono ancora del tutto definiti, ma sono quasi certo di tornare sia alla North West 200 che al Gran Premio Motociclistico di Macau. Per il resto, ho diverse opzioni e potrei correre sia di nuovo nell'IRRC, sia in pista, ma si saprà tutto con maggior precisione nelle prossime settimane”.
E il Tourist Trophy?
“Ovviamente al Tourist Trophy ci penso e prima o poi ci correrò di sicuro, ma sto aspettando il momento giusto per effettuare il mio esordio sull'Isola di Man. Credo che per correre una gara del genere occorra essere sicuri al cento per cento e preparati non soltanto dal punto di vista fisico, ma anche e soprattutto da quello mentale visto che il tracciato è lungo 60 chilometri e non è facile ricordarselo. Tuttavia, mi hanno detto che Macau è più pericolosa e a me è piaciuta da matti, perciò forse il mio debutto sul Mountain è più vicino di quanto non sembri”.
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