2 lug 2025
In vista della stagione 2024 in Superbike venne istituita una nuova regola sul peso minimo che andò a colpire Alvaro Bautista. L’allora campione del mondo in carica dovette lavorare, da quel momento, con 6,5 kg in più sulla sua Ducati, che ovviamente andarono a compromettere i suoi risultati. Dopo tutto questo tempo, lo spagnolo si è affidato ai social per mandare un messaggio importante su questo tema.
Alvaro ha scritto: “Oggi voglio scrivervi qualcosa che non è facile per me, ma che credo sia assolutamente necessario. Non parlo solo come pilota, ma come persona. Come qualcuno che ha dedicato la propria vita a questo sport, che si è allenato ogni giorno con impegno, disciplina e amore per la moto. Ma anche come qualcuno che ha provato sulla propria pelle cosa significa essere giudicato e, in un certo senso, penalizzato… non per il rendimento, né per la dedizione, ma per il proprio corpo. Per il proprio peso”.
“Per molto tempo sono rimasto in silenzio. Ho cercato di adattarmi, di non dare fastidio, di convincermi che tutto questo facesse parte del gioco. Ma la verità è che, quando le tue caratteristiche fisiche diventano uno svantaggio strutturale — qualcosa che non riflette le tue capacità come pilota —, allora non è più una questione tecnica, ma diventa una forma di discriminazione”.
“Mi sono sentito come se fossi stato messo di più in discussione, come se mi fosse stato chiesto continuamente di giustificare il mio posto. Non perché non possa stare davanti o rendere al massimo, ma perché il mio corpo non rientra in uno standard fisico che, anche se non scritto, conosciamo tutti. Capisco che il peso sia un fattore tecnico nella performance di una moto. Lo accetto. Ma quando il sistema non tiene conto delle differenze naturali tra i corpi, smette di essere giusto e inizia a escludere”.
“Per questo oggi sto parlando. Non per fare la vittima. Non per creare divisioni. Parlo perché non voglio che altri piloti — presenti o futuri — debbano attraversare ciò che ho vissuto io. Che sentano che il proprio corpo sia un ostacolo più difficile di qualsiasi curva. La mia intenzione con questo messaggio è aprire una conversazione necessaria. Chiedere di ripensare i criteri tecnici, i regolamenti, e soprattutto la cultura del motociclismo. Un pilota non si definisce solo dai chili che indica la bilancia. Si definisce per la sua intelligenza in pista, il suo istinto, il suo coraggio e il suo legame con la moto. Grazie per avermi ascoltato. Non cerco applausi. Solo consapevolezza. E, con un po’ di fortuna, un cambiamento che renda questo sport più giusto per tutti”. Parole ben pensate, che lanciano un messaggio chiaro.
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