Giugliano: Ho messo la testa a posto

Il pilota della Ducati Superbike: “Sono molto cresciuto, anche di testa”
Giugliano: Ho messo la testa a posto

14 dic 2014

Davide Giugliano, ufficiale Ducati e grande speranza nazionale per la prossima stagione del Mondiale Superbike. Un pilota generosissimo, spesso per terra, come segnalano i suoi detrattori, ma con un sogno in testa: giocarsi il titolo in maniera spettacolare. Ma per questo c’è tempo. Intanto vediamo di scoprire perché ci sono sempre meno italiani tra le derivate di serie ad alto livello. La Ducati nei test è andata forte... «Be’, rispetto ad Aragon, il primo test, a Jerez le cose sono già cambiate; quello che è stato definito il nostro strapotere si è ridimensionato. Diciamo che, grazie al grande lavoro fatto dal test team, ci siamo presentati con una moto pronta per la stagione 2015, mentre gli altri sono un po’ indietro. Faccio un esempio: ad Aragon la Kawasaki si vedeva che non era pronta, ma a Jerez era già più veloce. Noi abbiamo una moto competitiva e spero che non ci ritroveremo a prendere 20 chilometri orari sul dritto come è capitato in passato. In ogni caso, dico grazie a Matteo Baiocco (ora al team Althea, ndr) e al test team, hanno fatto un grandissimo lavoro». L’anno scorso sei incappato in varie cadute, che tu stesso hai definito “giuglianate”. L’ingegnere Marinelli, capo progetto SBK Ducati, dice che è successo perché davi il 150% per cercare di vincere. Ma non potevi stare più calmo e cercare un buon piazzamento? «Se lo dice il capo, è vero! Io quando guido non lo faccio per lavoro e nemmeno per fare il figo e dire che corro nel mondiale. Cerco sensazioni ed emozioni, è il mio carattere. Se andassi a punti mi si sgretolerebbe la passione, devo correre come piace a me. E a me piace stare davanti. Sono caduto, ma ho trovato il limite come nessuno. Io provavo a partire davanti e anche ad andare in fuga. Si può cadere, ma così ho trovato quel limite che può far crescere la moto e che non troverei mai se andassi più piano. Diciamo che non è sempre una scelta produttiva dal punto di vista del risultato, ma si è rivelata utile per chi lavora sulla moto. Per fortuna la Ducati mi ha sempre dato la massima fiducia». Correre sempre sul filo del rasoio è tremendamente difficile? «La nostra moto era poco veloce sul dritto e forse lo sarà ancora, ma noi lavoriamo sull’affidabilità e sul passo di gara. Ho fatto progressi sotto questo aspetto e ci stiamo impegnando duramente per migliorare ancora; mentre sul giro secco, sono già a posto». Come vedi il tuo 2015? «Sono molto cresciuto, anche di testa, ho capito le potenzialità della mia moto. Senza mettermi troppa pressione, voglio far vedere che il pacchetto Ducati-Giugliano ha fatto un buon passo in avanti, che non è solo veloce sul giro». Ma un po’ di tattica non guasterebbe... «Vero, ma se penso di correre per il quinto posto, non sarei così aggressivo e veloce. Però sono consapevole che, in qualche gara, bisognerà correre anche per un piazzamento. Non si può sempre provare a vincere, a volte va bene anche accontentarsi. E poi noi siamo diversi». Che cosa vuol dire? «La Ducati è meno veloce sul dritto, quindi dobbiamo fare traiettorie diverse, staccare più tardi, percorrere la curva più velocemente. Quando giro da solo non ci sono problemi, ma quando sono in gruppo è molto difficile, perché le quattro cilindri mi spezzano il ritmo e devo forzare di più. Fateci caso, io nel 2014 sono sempre caduto quando ero in lotta nel gruppo, mentre appena una volta da solo, in prova ad Assen». Torniamo al sogno, alla sfida con Rea. Pensi che sarebbe una battaglia senza esclusione di colpi? Non consiglieresti alla gente in tribuna di stare attenta? «No, non scherziamo. Siamo due che combattono e lottano, ma siamo veloci, precisi e soprattutto nemici dei comportamenti antisportivi. Penso che sarebbe una di quelle che sfide che esalterebbero il nostro sport, ma soprattutto spero che sia un sogno che si realizzi». Marco Masetti L’intervista completa è stata pubblicata sul numero 49 di Motosprint.

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