SBK 2025, duello Bulega Razgatlioglu: consegnato alla storia  

SBK 2025, duello Bulega Razgatlioglu: consegnato alla storia
 
Il confronto tra i due merita di essere accostato alle grandi battaglie del campionato: dall’epico 2002 con Bayliss ed Edwards, ai derby Biaggi-Melandri

31.05.2025 ( Aggiornata il 31.05.2025 09:00 )

Le rivalità tra piloti, e i conseguenti duelli, un po’ come i vini vedono aumentare il valore con il passare del tempo. Eppure in certi casi non serve che la Terra giri troppe volte intorno al Sole per cogliere l’epica di certi avvenimenti. Gli inglesi a tal proposito hanno una definizione calzante, instant classic, ossia qualcosa in grado di trasformarsi immediatamente in un pezzo da antologia. E proprio questa sembra la destinazione della rivalità tra Nicolò Bulega e Toprak Razgatlioglu, i quali in una Superbike un po’ vituperata anche dal suo stesso organizzatore stanno regalando spettacolo a ogni round. Non soltanto facendo un’enorme differenza nei confronti del resto della griglia, come confermato dai distacchi incassati ormai in ogni manche dal terzo classificato, ma anche e soprattutto duellando in maniera maschia ogni qualvolta il loro potenziale si equivale. È stato il caso dell’ultimo appuntamento di Most oppure, riavvolgendo il nastro della stagione, di Portimao, dove sommando le tre manche il distacco tra vincitore e secondo classificato non ha raggiunto i quattro decimi.

Bulega contro Razgatlioglu significa anche Ducati contro BMW: la storica regina della Superbike, che vanta il maggior numero di titoli piloti nella categoria (ben 16 in 37 stagioni) contro il colosso tedesco, che nell’ultima decade ha deciso di puntare tutte le sue fiches sulle derivate, con investimenti ingenti sia sotto l’aspetto tecnico che per i piloti. Due Case dal background differente per due piloti molto diversi tra loro: Toprak è più spettacolare, Nicolò più elegante. Le differenze nello stile sono un valore aggiunto nella battaglia, che si candida a entrare nella storia della SBK, categoria che sui duelli iconici tra piloti con moto differenti ha scritto la propria favola. 

I duelli iconici della Superbike

Quando si parla di duelli iconici per la storia della Superbike, in cui la rivalità tra i piloti si abbina a quella tra le Case, la mente non può che tornare subito alla sfida del 2002 tra Troy Bayliss e Colin Edwards, un dualismo con più di un punto in comune con l’odierna battaglia Toprak–Nicolò. Proprio come il turco e l’italiano, anche Troy e Colin, dopo cinque round, avevano lasciato al resto della griglia una sola vittoria: ciò che ha fatto Andrea Locatelli quest’anno venne compiuto da Makoto Tamada nel 2002, quando  il giapponese fu capace di compiere l’impossibile – o quasi – da wild card in quel di Sugo. Il predominio dei due big proseguì nel resto della stagione, con Bayliss ed Edwards a spartirsi 25 delle 26 manche disputate, arrivando a staccare di oltre 200 punti gli inseguitori, capitanati nientemeno che da Neil Hodgson e Noriyuki Haga. Considerati i 75 punti che Danilo Petrucci – terzo in classifica – incassa oggi dal leader Bulega, il trend potrebbe ripresentarsi a fine 2025. A differire rispetto al presente fu l’andamento di quella stagione. Se infatti Toprak e Nicolò stanno battagliando punto su punto, con una tripletta a testa nei primi due weekend, il campionato dell’australiano e dell’americano fu particolare: la prima parte sorrise a Bayliss, ma dall’ottavo round stagionale di Laguna Seca – forte anche degli aggiornamenti portati dalla Honda dopo la 8 Ore di Suzuka – Texas Tornado divenne imbattibile, completando nel leggendario weekend di Imola una striscia di nove successi consecutivi per assicurarsi il secondo titolo.

Fu una delle poche pagine amare della storia della Ducati in Superbike insieme al 2009, un’altra stagione contraddistinta da un duello passato alla storia. Perché storico fu l’impatto sulle derivate di serie di Ben Spies, capace di sbarcare nel Mondiale e vincere al primo tentativo, un sogno cullato nella scorsa stagione anche da Bulega. Il ruolo di pilota ufficiale Ducati al tempo era di Haga, che proprio assieme a Spies diede vita a una stagione esaltante: al giro di boa del campionato – il round di Kyalami – lo statunitense si trovava in svantaggio di ben 88 lunghezze dal giapponese, ma gli errori di Haga e le prodezze di Spies, a cominciare dal bellissimo duello vinto dall’ex campione AMA in Gara 1 ad Assen, portarono al finale punto a punto di Portimao. Dove Haga – sbarcato in Portogallo con 10 punti di margine – pagò a caro prezzo la caduta di Gara 1, che consentì al vincitore Spies di andare a +15 e gestire Gara 2, in cui si prese il titolo regalando la prima gioia in Superbike alla Yamaha, tornata poi sul tetto delle derivate 

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