Bassa Tuscia Viterbese, scorci inattesi | Quella (S)Volta Che

A pochi chilometri dalla Capitale, questo territorio nasconde curve da antologia e scampoli di meraviglia tutti da scoprire

Bassa Tuscia Viterbese, scorci inattesi | Quella (S)Volta Che

Diego D'AndreaDiego D'Andrea

18 nov 2024

Percorrere una manciata di chilometri da una grande città e ritrovarsi catapultati in un universo parallelo, lontano anni luce dal caos… È quello che si può sperimentare, da Roma, imboccando la consolare Cassia verso nord.

È così, infatti, che ci si può inoltrare nel territorio della Bassa Tuscia Viterbese, ricco di borghi fuori dal tempo e angoli di pura bellezza. Ancora di più in autunno, grazie agli splendidi colori del foliage.

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La Bassa Tuscia Viterbese


Civitella Cesi, frazione del comune di Blera, in provincia di Viterbo, dista dalla Capitale una sessantina di chilometri. L’itinerario parte da qui, un borgo che rappresenta alla perfezione uno dei tanti angoli suggestivi di cui è ricca la Tuscia. Luoghi defilati, dal fascino irresistibile, di un’Italia bella e semisconosciuta, lontana dalle classiche rotte turistiche. Attraversata la porta che introduce al centro storico, ci si ritrova al cospetto del Castello merlato, cuore del borgo, storica residenza di grandi famiglie come gli Anguillara e i Torlonia. Tappe da non perdere, il centro di archeologia sperimentale Antiquitates e l’insediamento etrusco di San Giovenale. Con le ruote a disegnare geometrie vorticose attraverso prati, campi coltivati e pareti scavate nel tufo, dopo una manciata di chilometri si raggiunge la seconda tappa, Barbarano Romano.

Dalla caratteristica forma triangolare, aggrappata a una roccia di tufo, Barbarano si trova nel cuore del Parco Regionale Marturanum, uno dei “luoghi etruschi” più selvaggi della provincia di Viterbo. A proteggere il centro storico di origine medievale sono le possenti mura quattrocentesche che culminano nell’antica Porta Romana con il caratteristico orologio. Nel borgo, case in tufo locale si affacciano su vicoli, piazzette e portici.

Da visitare, oltre al Museo Archeologico, la Chiesa del Crocifisso e quella della Collegiata di Santa Maria Assunta dell’XI secolo. Si torna indietro di qualche chilometro. Doppiata Blera, dove i più avventurosi possono inoltrarsi alla scoperta della necropoli etrusca di Pian del Vescovo (se si possiede una crossover con cui poter percorrere un facile sterrato, ci si può arriva re praticamente davanti anche in moto), si prosegue lungo la strada verso Cura di Vetralla, che in un tratto disegna curve sublimi tra le suggestioni del fitto bosco della Folgore. Un passaggio talmente inatteso che rapisce chiunque passi di qui.

Le meraviglie della Bassa Tuscia Viterbese


Da Cura di Vetralla un breve tratto di Cassia verso Roma conduce all’incrocio semaforico da dove si gira a sinistra verso il Lago di Vico. Raggiunte le sponde, si procede circondati da fitti boschi lungo la Provinciale 39 in direzione Viterbo che conduce al Belvedere di Poggio Trincera. Un altro di quei punti d’interesse poco noti, in cui è d’obbligo una sosta: da qui, infatti, si gode un emozionante colpo d’occhio sull’intero Lago di Vico di origine vulcanica. Di nuovo in sella, si avanza ancora sulla 39 nel cuore dei Monti Cimini fino all’incrocio per Viterbo. Qualche chilometro appena e si lascia la Cassia Cimina imboccando sulla destra la strada Piangoli, che corre tra suggestivi boschi disegnando, con una striscia d’asfalto nero, un tracciato che ricorda quello di una road race britannica.

Al termine della strada si prosegue a sinistra fino al piccolo borgo di San Martino al Cimino che custodisce una delle più belle chiese dell’Alto Lazio, l’antica abbazia dei monaci Cistercensi: realizzata nel 1150, si tratta di un maestoso monumento la cui posizione domina la Tuscia viterbese fino al mare. A questo punto, un altro tratto tutto da guidare lungo la SP80 conduce nuovamente a Cura di Vetralla, da dove ritornare nuovamente al Lago di Vico per esplorarne l’altro versante e concludere il giro.

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