Temi caldi
Il quasi 40enne marchigiano racconta l’esperienza di Suzuka in sella all’Aprilia, culminata con il podio storico nella categoria Stock insieme a Calia e Ferroni
Marco Pezzoni
8 ago 2025
Aprilia alla 8h di Suzuka nella categoria Stock ha scritto una pagina di storia che rimarrà per sempre. Debutto assoluto in forma ufficiale con Revo-Nuova M2 e podio di categoria dopo aver comandato anche la gara per un tratto ed aver avuto un problema elettronico dovuto alle alte temperature registrate dalla moto in gara.
Uno degli artefici di questo risultato è Simone Saltarelli, che aggiunge un’altra perla alla sua collezione dopo il Mondiale Stock con Louit Moto33 nel 2023. Ecco che cosa ci ha raccontato in esclusiva una volta rientrato dal Giappone.
Simone, raccontaci un po’ tutto
“E’ già stato emozionante essere là, perché la 8h di Suzuka è un po’ come il Wimbledon del tennis. Tutti la conoscono, è come la 24h di Le Mans per le auto. Andare là nella terra dei giapponesi che vanno fortissimo, la pista è veramente difficile, tecnica ed impegnativa. E poi il caldo. Siamo arrivati con zero aspettative, sapevamo quanto sarebbe stata difficile, abbiamo lavorato molto sul passo gara perché arrivati senza riferimenti e dati e sapendo che si doveva correre con gomme diverse, le Dunlop giapponesi più piccole e con un grip diverso. L’approccio è stato tranquillo ma ha pagato, potrebbe essere importante per il futuro.”
Me lo diceva ieri Michele, il team Tatara vi ha un po’ aiutato…
“Un po’ sì, loro avevano dei dati. All’inizio hanno fatto la differenza perché conoscevano la pista e le gomme, a noi è bastato un giorno per prendere la nostra strada. Loro ci hanno dato una mano dal punto di vista logistico, senza di loro non avremmo avuto a disposizione tutto quello che avevamo. A livello tecnico la nostra squadra fa paura, Michele e Mirco hanno lavorato al computer fino a tarda notte. Al secondo giro del venerdì stavamo guidando una moto quasi perfetta.”
Com’è stata la gestione del caldo durante la gara?
“E’ stata la cosa più dura che abbia mai fatto, non solo in moto ma anche nei classici allenamenti che faccio, in bici o andare a correre. Un caldo micidiale, non mi era mai capitato di salire in moto e dovermi gestire, siamo abituati a spingere anche nelle 24h. Per me ma anche per gli altri è stata più dura questa 8h che una 24h. Ad aprile per Le Mans o a settembre per il Bol d’Or le temperature sono molto più basse e le piste non sono così difficili. Questa è stata impressionante. Quando Kevin è tornato al box per il pit stop e darmi la moto mi ha detto “Pensa ad una cosa difficile, moltiplicala per 100”, da lì ho capito che dovevo assolutamente gestirmi ma mi ha dato una grossa mano questo suo feedback. Avevamo un passo del 2’11-2’12, sono partito in 2’13 altrimenti non sarei riuscito a finire lo stint mantenendo il ritmo. Quando poi ho passato la moto a Ferroni gli ho detto “E’ la cosa più difficile che abbia mai fatto nella mia vita” e lui mi ha risposto “Ok, ho capito”. Ci siamo aiutati su questo, al primo stint sono partito con calma, ma dopo sono riuscito a girare in 2’12”5 che era un gran ritmo. Ho avuto un problema elettrico per via del gran caldo, la moto si è spenta per 40”, ero sul rettilineo prima della 130R in 4^ piena quando si è spenta. Poi si è riaccesa, abbiamo perso quei 40” e quando sono ripartito ho faticato perché sono andato in panico, fortunatamente non c’era nessuno dietro. Mancavano ancora 12 giri alla fine del mio stint, sono stati durissimi.”
Mi è stato detto anche del telaio che ha raggiunto altissime temperature
“Non solo il telaio, ma anche mani e piedi erano bollenti. Fortunatamente il papà di Luca Vitali, Maurizio prima di partire mi ha dato la camel bag per bere, non la volevo perché non l’ho mai usata. Lo ringrazio per avermela data perché senza bere un goccio d’acqua sarebbe stata veramente una cosa infattibile.”
Qual è stato il momento più critico della gara? A parte il caldo…
“Tutto praticamente, non c’è stato un momento facile. L’unico momento è stato forse l’ultimo mio stint nel quale ho beccato la safety car a metà dello stint, quei cinque giri dietro la safety mi hanno permesso di recuperare un po’ e chiudere il mio stint in maniera abbastanza serena. Non c’è stato un momento veramente facile, è stato tutto veramente difficile. Al secondo stint di Kevin quando gli mancavano 7-8 giri vedevamo che aveva alzato tantissimo i tempi, ero già pronto con il casco e pensavamo ad un calo perché mentre giri ti viene da vomitare, è stato tosto. Per noi era la prima volta, non conoscevamo il tracciato. E’ importantissimo conoscere una pista così, non c’entra nulla con le piste alle quali siamo abituati.”
Com’è stato il primo approccio a Suzuka?
“E’ stato difficile, la pista è molto stretta. Il primo pezzo è molto fisico, ci siamo ritrovati a girare su tempi abbastanza buoni. Ci siamo poi plafonati mercoledì su quei tempi perché la moto non era a posto, eravamo un po’ in difficoltà nella messa a punto. All’ultimo mio stint di domenica ho iniziato a capire la pista, sicuramente tornare la prossima sarà molto più facile.”
E l’arrivo di notte (giapponese) com’è?
“E’ bellissimo, là sono organizzati in un’altra maniera. L’ultimo stint e l’arrivo li ha fatti Flavio, l’ho quasi invidiato perché è una cosa unica far parte di una gara del genere. L’arrivo con i fuochi d’artificio, la tribuna davanti al traguardo con le luci ed i led di colore diverso, è stato bellissimo. Poi i giapponesi sono fantastici, il team Tatara ci ha dato una mano a livello logistico. Sono stati anche loro fondamentali.”
Hai raggiunto un altro obiettivo nella tua carriera Endurance
“Assolutamente sì. Non me lo aspettavo, saremmo dovuti andare a Suzuka solo se in lotta per il campionato. Invece, le prime due gare non sono state molto fortunate, abbiamo fatto degli errori. Però ci siamo andati ed è stato un bene, in ottica fine stagione e prossimo anno. Vado per i 40 quest’anno, non so quanto ancora potrò durare (ride). Mi piacerebbe ancora continuare, cerco di fare sempre il mio e di portare la mia esperienza e la mia velocità, di non fare errori e cerco di mantenere sempre saldo il gruppo che è una cosa fondamentale.”
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