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Gianmaria Rosati
18 lug 2025 (Aggiornato il 22 lug 2025 alle 10:39)
Cal Crutchlow, James Toseland e Ben Spies. Cos’hanno in comune? Sono gli ultimi tre piloti capaci di compiere – oramai circa 15 anni fa – il passaggio dalla SBK alla MotoGP, ma non solo. Tutti e tre infatti hanno debuttato in classe regina con lo stesso team, Tech3, e dunque con lo stesso Team Principal, ossia Hervé Poncharal.
Nessuno meglio del francese quindi sa come si supporta ed aiuta un pilota che dalle derivate compie il salto in MotoGP così, con Toprak Razgatlioglu pronto a gettarsi nella mischia nel 2026, abbiamo interpellato Hervé su cosa possiamo aspettarci – e non – dal pilota turco.
Hervé, come giudichi il passaggio di Razgatlioglu in MotoGP?
“Credo che Toprak sia un pilota eccezionale, abbiamo visto come in Superbike sia stato in grado di vincere con due case diverse. Penso stesse pensando al cambio di paddock già durante il suo periodo in Yamaha, ma poi è arrivata una grande sfida come quella di BMW, e sono contento che l’abbia vinta. Attualmente lui e Bulega si stanno dimostrando ad un altro livello rispetto al resto della griglia SBK, e capisco pienamente la sua scelta di compiere il salto in MotoGP. Con la sua età ed il suo palmares non aveva più molto da dimostrare in SBK, quindi è giusto tentare l’avventura in MotoGP, anche solo per non avere il rimpianto di non averci provato".
Cosa ti aspetti in termini di risultati?
“Innanzitutto penso che abbia fatto bene a passare nel 2026, dato che sarà una stagione di transizione per tutti per diverse ragioni. Non credo quindi che avrà pressioni addosso, e potrà concentrarsi sul conoscere il paddock e soprattutto la moto, in modo da essere pronto per il 2027, l’anno in cui sarà chiamato ad ottenere i risultati. Con tutte queste informazioni tra le mani penso di poter dire che Toprak avrà successo in MotoGP: è un pilota affamato e non viene in MotoGP per perdere tempo. Credo che Yamaha si aspetti tanto da lui, e nessuno inizierà a trarre delle conclusioni dopo quattro o cinque gare perché sarebbe stupido. Nel 2026 tutti vorranno vedere una crescita, in modo da essere a fine anno un vero pilota di MotoGP, pronto per brillare nel 2027. Per certo Toprak non è venuto in MotoGP per avere una vita facile, dato che per quello sarebbe rimasto in SBK”.
Tu hai accompagnato tanti ex piloti SBK nel loro debutto in MotoGP. Qual è il segreto per aiutarli al meglio?
“Io penso che un pilota top, in qualunque campionato, debba conoscere il DNA della propria moto: Bastianini ad esempio è stato veloce con la Ducati ma non ha ancora capito del tutto come gestire la KTM, mentre Vinales è riuscito a farlo in meno tempo. Toprak deve capire in fretta che si tratta di un campionato diverso e di una moto completamente differente: direi che forse in SBK il pilota conta il 70%, mentre in MotoGP il 60%, perchè la moto acquisisce una importanza maggiore. Toprak deve entrare in MotoGP con la mente fresca, dimenticando il suo precedente stile di guida e come preparava in precedenza il weekend. In questo campionato il programma che si decide il giovedì è fondamentale. Poi sarà fondamentale ascoltare cosà gli dirà la moto: se guidi al massimo e sei lontano dai migliori non è detto che sei lento, bensì non stai facendo ciò che vuole la moto. Avrà la possibilità di vedere i dati di Quartararo, e sarà utile per togliersi la pelle da pilota SBK e crearsi quella da pilota MotoGP. Ho un aneddoto a riguardo”.
Prego.
“Era il 2011, la prima stagione con Crutchlow in MotoGP, e ci trovavamo a Laguna Seca. Cal era una testa dura ma lo ricordo con grande affetto: fino a quel momento aveva mostrato qualche sprazzi di velocità, ma era caduto tante volte, così in quella occasione gli dissi che doveva smettere di fare ciò che stava facendo, dimenticare diverse cose e ascoltare. Lui rispose nel suo stile, ma è sempre stato intelligente e ha capito che doveva calmarsi e reimparare, cercando di capire meglio la moto. Quel giorno non era contento, ma poi ha capito e le cose sono andate meglio, con tanti buoni risultati. Il consiglio che gli diedi in breve era quello di smettere di spingere senza pensare, cercando piuttosto di capire alcune cose. Al tempo la gente reputava simili la R1 e la M1 dall’esterno, ma l’anima delle due moto era completamente diversa e di conseguenza anche il modo tramite il quale si poteva trarre il massimo”.
E’ utile porre degli obiettivi in termini di risultati al primo anno o sono più importanti altri parametri?
“E’ difficile fare programmi prima, anche solo perché ogni pilota è diverso. Ho letto che Toprak potrebbe portare con sé il suo attuale capotecnico (Phil Marron ndr), e questo potrebbe avere dei pro e dei contro: quando Enea è venuto in KTM ha chiesto Giribuola, lo stesso Vinales con Cazeaux, ma con un pilota ed un capotecnico che arrivano dalla SBK è diverso, dato che se entrambi devono scoprire la MotoGP tutto il processo potrebbe essere più lungo. Avere invece un capotecnico con una profonda conoscenza della MotoGP può essere d’aiuto, ma deve decidere il pilota. Marquez ha cambiato capotecnico dopo tanti anni e non mi sembra stia andando male (sorride ndr). Toprak compirà un salto nel buoi a prescindere, e ricordo una storia a riguardo”.
Prego.
“Quando ero in Honda il project leader cambiava ogni anno, così chiesi al capo di HRC il perché di questa scelta. Lui mi disse che voleva sempre degli occhi nuovi, che potessero vedere delle cose che chi era già lì non riusciva a vedere, e questo può essere un plus. Capisco in pieno la volontà di restare con chi ti ha aiutato fino a quel punto, ma in MotoGP essere un pilota non basta: Toprak è al 100% un pilota veloce, ma deve adattare il suo talento a queste moto e dovrà stabilire che tipo di aiuto vuole: l’uomo che conosce o l’uomo che conosce la categoria”.
Tra Crutchlow, Toseland e Spies chi ti ricorda maggiormente Toprak?
“Sicuramente non Toseland. Non conosco benissimo Toprak: quando l’ho visto nel paddock mi è sembrato molto dolce, ma credo che nel box non lo sia altrettanto, ed in certi momenti aiuta avere un carattere forte, come aveva ad esempio Cal. Il talento e la velocità con la quale potrebbe adattarsi alla MotoGP però mi potrebbero ricordare Spies, pur sottolineando ancora una volta che parlo in relazione al mio grado conoscenza di Toprak. Ben fu impressionante per il suo talento naturale, al di là del crono: abbiamo tanti dati da analizzare, e tralasciando quello che può dire un pilota si possono capire tante cose. Per me è bello che in MotoGP possano arrivare anche pilota provenienti dalla SBK: Toprak è il profilo perfetto ma ce n’è anche un altro che potrebbe fare lo stesso ossia Bulega, che ricordo bene quando era in Moto3. Nicolò conosce il campionato meglio di Toprak, ma parliamo di due sfide entusiasmanti”.
Credi che Toprak dovrà drasticamente cambiare lo stile di guida?
“Sì, magari non completamente ma dovrà cambiarlo. E’ una questione di ascoltare e capire cosa serve alla moto per andare veloce. A volte vediamo i piloti accarezzare la moto o darle un nome, ed è anche questo che intendo. E’ come una relazione e bisogna capire cosa vuole”.
La Yamaha è ancora la moto più funzionale per un debuttante che proviene dalla SBK?
“Ai miei tempi la Yamaha era la più facile e la Ducati la più difficile, ora quest’ultima è diventata la migliore e le prestazioni dei debuttanti lo confermano. In passato KTM è stata spesso considerata veloce ma aggressiva, ma quest’anno né Maverick né Enea sono caduti spesso. In generale non saprei dare una risposta ora, anche perché non amo chi pensa di sapere tutto”.
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