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17 apr 2025
Qualche giorno dopo il Gran Premio disputato è tradizione che arrivi il commento di Paolo Simoncelli a quello che è accaduto. Non solo in Moto3, classe dove ha la sua SIC58 Squadra Corse, ma anche guardando alla MotoGP e questa volta comincia proprio dalla top class. Simoncelli, con il suo tipico stile diretto, scrive: “Lasciamo il Qatar grati, non per ciò che è successo ma per quello che non è successo. Martin ne è uscito “quasi indenne” dopo essere caduto e poi investito. Fortunatamente è stato colpito dieci centimetri lontano dal punto di non ritorno. Non era il momento, non era destino, chiamatelo come vi pare... In quella manciata di centimetri ci stava la tragedia”.
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Analizzando l’accaduto più nel dettaglio Paolo srive: “Ed è lì che mi viene da pensare ai famosi cordoli “Misano”. Intanto i cerchi ormai sempre più leggeri per inseguire la performance a tutti i costi, si piegano, si danneggiano e ogni volta è un costo per i team. E poi forse gli è stato dato il via libera con un po’ troppa leggerezza. Nati per proteggere, ma troppo spesso fonte di problemi hanno la loro parte di responsabilità”. A questo aggiunge una riflessione più legata a chi è alla guida della moto: “L’altra parte ce l’ha il fatto che i piloti oggi non hanno regole. Sanno che fuori dalla curva non c’è più la ghiaia, non c’è un burrone e diventa la “sagra del fuori pista”. C’è l’asfalto, e questo cambia tutto. Chi osa, non paga. Chi va lungo, torna in pista senza problemi. Chi non sbaglia mai… che vantaggio ha? Continuiamo a premiare l’azzardo e a penalizzare la precisione. Lo dico da tempo: serve una regola chiara. Per esempio se esci ti becchi un secondo di penalità. Oppure — visto che i fossati con i coccodrilli non li possiamo mettere — si torna alla vecchia cara ghiaia. Dove sbagliare ha un prezzo. Dove ogni azione in pista pesa e insegna”.
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