Tutto quello che c’è da sapere su Termas: l’analisi delle criticità per la MotoGP

Ecco tutto quello che c’è da sapere sul rientrante circuito argentino che nel fine settimana sarà sede dell’appuntamento numero due del Motomondiale

Marco PezzoniMarco Pezzoni

Pubblicato il 10 marzo 2025, 17:15 (Aggiornato il 12 mar 2025 alle 11:16)

Storia, caratteristiche ed incidenti avvenuti all’Autodromo di Termas de Rio Hondo


Con il tracciato di Buenos Aires ormai inutilizzato da diversi anni per le gare di moto, c’era la necessità di ridare alla popolazione argentina il suo Gran Premio, assente dal calendario dal lontano 1999, quando ancora nel Motomondiale militava l’eroe degli argentini Sebastian Porto. 

Nel 2007 Dorna e la Federazione commissionano all’architetto italiano Jarno Zaffelli la costruzione di un nuovo impianto per tornare ad ospitare il Motomondiale a 15 anni dall’ultima volta. L’Autodromo di Termas de Rio Hondo viene inaugurato ufficialmente nel 2008, le MotoGP si presentano ufficialmente nel 2013 con i primi test in previsione di una gara già nello stesso anno, posticipata poi all’anno successivo per questioni politiche tra Repsol YPF e Governo Argentino.

Il tracciato misura 4810 metri e consta di 14 curve, 5 a sinistra e 9 a desta. Ha una sede stradale larga 16 metri ed il suo rettilineo più lungo misura 1076 metri (tra curva 4 e curva 5). 

Incidenti 

Nelle sette otto fin qui disputate del Gran Premio d’Argentina, gli incidenti degni di nota sono tre: Rossi-Marquez nel 2015, quello fratricida Iannone-Dovizioso nel 2016 Marquez-Rossi nel 2018. 

Di quel 2015 ormai se ne sono dette di cotte e di crude, ma il contatto in Argentina è stato quello che di fatto ha creato una prima crepa nei rapporti tra Valentino Rossi e Marc Marquez. Di fatto cosa era successo: Marquez, in crisi di gomme, aveva perso tutto il vantaggio accumulato quando mancavano una manciata di giri alla fine. Alla curva 5, la destra in fondo al rettilineo, Rossi passa e c’è un primo contatto tra i due, nel successivo cambio di direzione Marquez cade per via del contatto tra la sua ruota anteriore e la posteriore di Rossi.

Il patatrac in casa Ducati del 2016 accade all’ultimo giro con una delle più classiche manovre da ultimo giro della storia: tenti l’attacco, perdi l’anteriore e cadi travolgendo chi stai cercando di passare. La gara è stata dominata da Marquez ma dietro di lui si è accesa una bagarre con Iannone, Dovizioso, Rossi e Pedrosa che se le sono date di santa ragione. All’ultimo giro sembra fatta con le due Ducati sul podio, Iannone però tenta l’attacco a Dovizioso ma scivola e falcia il compagno di squadra. Rossi e Pedrosa ringraziano chiudendo secondo e terzo, con il povero Dovi che riesce ad arrivare al traguardo spingendo la moto. 

Il 2018 è forse più eclatante perché in partenza ne succedono di tutti i colori. Prima Miller da solo davanti e dietro tutti gli altri di parecchie file dopo il cambio gomme, poi Marquez che fa spegnere la moto e per riaccenderla la spinge contromano prendendosi ride through.

Dopo il ride through Marquez si produce in una clamorosa rimonta non senza qualche toccata agli altri piloti, tra i quali Dovizioso, Aleix Espargarò, Maverick Vinales e per ultimo ancora Valentino Rossi, caduto dopo il contatto. 

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