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La giornalista e conduttrice di Sky: "Gare emozionanti come un concerto o la finale di Champions League. I piloti? Consapevolmente matti, sanno ciò che fanno"
Mirko Colombi
20 dic 2024
SI muove nel paddock con passo sicuro e statuario, accompagnata da colonne sonore tratte da una vasta e spontanera playlist: "Oggi ho in testa i Metallica, col brano Fuel" pertinente scelta, appartenente all'album ReLoad della celebre band statunitense "Rimane in tema, no?! (ride). Questa canzone è carica, penso che il rock si presti bene alla MotoGP”. Vera Spadini, giornalista e conduttrice di Sky Sport MotoGP, abbina professionalità a divertimento, nell'unione di mondi diversi e contestualmente simili: "Conosco la musica, altra mia forte passione. Andare a un concerto è un’esperienza equiparabile a una gara ammirata dalla service road. Ecco, l’adrenalina avvertita è simile. Oppure, l’emozione provata a una finale di Champions League. Adrenalina pura”.
Le abbiamo sferrato domande a raffica, come se l'immaginario strumento musicale fosse una batteria, di cui Vera ha proposto a menadito ripercussioni cominciate in Qatar nel 2017: "Mi sentivo abbastanza terrorizzata" rivela "Per me, dopo tanti anni di calcio e un ambiente in cui mi sentivo a casa, la MotoGP era completamente da scoprire e conoscere. Avendo vissuto le corse nelle vesti di appassionata, diventare addetta ai lavori era una esperienza inedita. Ricordo che Guido Meda mi spedì ai test prestagionali insieme a Sandro Donato Grosso: dovevo conoscere il paddock e le persone. Conobbi in taxi Carlo Pernat e Roberto Brivio, dicendo a me stessa ‘Questo ambiente mi piace’. Ed eccoci qui”.
Insomma, l'esperienza ti era piaciuta.
“Molto, anche perché capii subito quanto la comunicazione della MotoGP fosse diversa da quella proposta dal calcio e dagli altri sport. Qui è come essere abitanti di uno stesso paesone itinerante. Quindi, il nostro ruolo è un tassello che costituisce l’insieme dello show. Nel paddock è molto più facile raggiungere o intervistare un protagonista. Infatti, se ho bisogno di una informazione da Pecco Bagnaia, vado direttamente a chiedergliela. Interviste, post gara, backdrop: qui il contatto è diretto. Si può parlare a meccanici, manager… Qui vige il confronto, e si ottengono informazioni importanti, senza tuttavia svelare la fonte”.
Come hai fatto a imparare presto e bene i segreti del mestiere?
"All’inizio studiavo tutto. Dalle info generiche, andavo a cercare note aggiuntive. Il pubblico della MotoGP è preparato, quindi sono andata ad approfondire la storia di ogni pilota, statistiche, numeri, accaduti. La storia serve a interpretare presente e futuro. Sono anche andata in pista, per provare a capire meglio le dinamiche e le possibili sensazioni avvertite da un pilota”.
Avevi bisogno di un Metodo Stanislavskij?
“Sì, esatto. Capire le loro linee, lo stile di guida, sensazioni… Aver guidato la moto aiuta a immaginare cosa questi ragazzi vivano, nel loro caso proiettato all’ennesima potenza”.
A guidare, come te la cavi?
“Guido, male, ma guido. Sono molto più veloce di testa che di pratica. Ho girato in pista, divertendomi. In caso di gara o competizioni, arriverei ultima (ride)”.
Invece, facciamo così: ti giochi il titolo mondiale. Preferiresti trovarti nei panni del leader, oppure diretto inseguitore e nel controllo dell’avversario?
“Considerando il mio carattere, stare davanti mi annienterebbe. Il mio nemico sarei io. Se voglio essere nemica di me stessa, sono molto cattiva. Contrariamente, con gli altri sono buonissima. Perciò, da leader accuserei tremendamente, ma è chiaro che il vantaggio conferisca convinzione. Penso che, la sera precedente l’ultima gara, mi sentirei distrutta”.
Ti è mai capitato di pensare: “Oggi sono stanchissima”.
“Un sacco di volte. Che succede in certi frangenti? Si tiene duro, sapendo che facciamo il lavoro più bello del mondo. Qui ci divertiamo, alimentando un frutto nato dalla passione, che a sua volta crea passione. Pensandoci, torna il necessario sprint”.
Hai mai avuto paura?
“Sì. Mi viene in mente l’incidente di Pecco Bagnaia in Catalunya nel 2023. Pauroso. Brad Binder sulla KTM gli passò sopra le gambe… Fu brutto. Essendoci, appunto, rapporti diretti coi piloti, ovviamente si prova paura e timore. Quando succedono incidenti di quel tipo, si rimane col fiato sospeso, sperando che tutto si risolva bene”.
Tal sentimento ti è capitato prima di una diretta TV?
“Quasi tutti i giorni. Ma è così: l’emozione è il nostro motore”.
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