Jorge Martin si sta godendo tutti gli onori dell'essere diventato campione del mondo, tra cui, ovviamente, tutta l'onda mediatica che ne deriva. In tal senso, nell'ultima intervista rilasciata per la trasmissione spagnola "El Hormiguero", il nuovo pilota Aprilia ha spiegato lo stato attuale del suo magico momento: "L’importante è vivere il momento, goderselo appieno, e apprezzare le persone che ti circondano. Il futuro? Chi può saperlo. Ho raggiunto il sogno della mia vita, tutto quello che verrà sarà un regalo. Ho ancora davanti a me 8-10 anni di carriera e sono sicuro che lotterò per altri titoli mondiali".
In vista del 2025, il bis iridato resta un obiettivo sebbene secondo Martin i favoriti siano Bagnaia e Marquez: "È normale considerare Pecco Bagnaia e Marc Márquez i protagonisti assoluti. Sono i piloti in attività con più titoli in MotoGP, e la Ducati è la moto vincente. Saranno senza dubbio i favoriti". Lo spagnolo ha sottolineato l'impresa compiuto con il team Pramac, prima squadra satellite a vincere il titolo dal 2001 ad oggi: "Un team di venti persone ha battuto una struttura di duecento: questo significa che ogni membro di Pramac ha lavorato come dieci. Quando Ducati ha cambiato i piani e non mi ha promosso nel team ufficiale, ho trovato ancora più determinazione. Volevo vincere il mondiale e fare la storia. Diventare il primo pilota a conquistare un titolo con un team satellite era il mio obiettivo, e ce l’ho fatta".
Jorge Martin: "Lo psicologo ha avuto una grande importanza"
Negli sport ad alto livello, la componente mentale è spesso determinante quanto il talento o la preparazione fisica. Nonostante ciò, affidarsi a uno psicologo è ancora visto da molti come un tabù, quasi un segno di debolezza. Ma per chi è abituato a convivere con la pressione costante e con le aspettative di interi team e tifosi, trovare un supporto psicologico può rappresentare una vera svolta. "Che importanza do allo psicologo per lo sviluppo della mia carriera? Tantissima. Spesso viene visto come un tabù, parlare dello psicologo sembra un segno di debolezza, ma per me è stato esattamente il contrario. Alla fine della scorsa stagione non mi stavo più divertendo sulla moto. Andavo veloce, sì, ma lo stress era insopportabile: non dormivo di notte e avevo bisogno di aiuto".
Lo spagnolo ha poi continuato: "Ho iniziato a lavorare con uno psicologo a gennaio e in sole due settimane ho notato un cambiamento. È stato un punto di svolta per me: avevo paura di non tornare competitivo, di non lottare più per il mondiale. È stato un momento difficile, tanto che volevo fermarmi e non fare più nulla. Ma grazie al lavoro con lo psicologo ho imparato a gestire le emozioni. La pressione c’è ancora, ma ho imparato a sfruttarla e viverla nel modo giusto. Una frase che mi porto dentro? Sono una persona che pensa tanto, che si riempie di dubbi. La mia mente era sempre proiettata sul futuro, su ciò che poteva succedere. Lo psicologo mi ha insegnato a focalizzarmi sul presente: a imparare dal dolore del passato, fatto di cadute e momenti difficili, e ad accettare che il futuro nessuno lo conosce. Vivere l’attimo, questo è ciò che conta".
L'aneddoto con Aleix Espargarò e Jorge Lorenzo
Il paddock della MotoGP non è solo un luogo di competizione serrata, ma anche un ambiente dove i piloti, tra una gara e l’altra, trovano il modo di stemperare la tensione con momenti di puro divertimento. Gli scherzi, soprattutto in passato, erano all’ordine del giorno, e in alcuni casi sono diventati veri e propri aneddoti leggendari. Tra i più memorabili, spicca quello orchestrato in Australia, dove la creatività di alcuni piloti ha trasformato una semplice cena in una goliardata indimenticabile, con Jorge Lorenzo come inconsapevole protagonista. "In Australia, ai tempi, andavano di moda gli scherzi. Era normale vedere cose assurde: c’era chi smontava le ruote delle macchine durante la notte, o chi metteva borotalco nei condotti dell’aria condizionata. Poi la situazione si è calmata, ma uno degli scherzi migliori l’ho fatto con Aleix Espargarò a Jorge Lorenzo".
Martin ha poi proseguito: "Una sera, dopo cena, ci siamo fermati con un chilo e mezzo di formaggio a fette. Avevamo mangiato insieme e, una volta spenti i motori, abbiamo seguito Jorge per vedere dove parcheggiava la macchina. Quando l’abbiamo trovata, l’abbiamo riempita di fette di formaggio ovunque. La parte più divertente è stata il giorno dopo: sono andato da lui a chiedergli come andava, senza accennare nulla. E a distanza di nove anni credo che non abbia mai scoperto che fossimo stati noi!"