Dal prossimo anno il sud-africano condividerà il box con l’attuale debuttante che ha già fatto vedere grandi cose e sarà un duro rivale da battere
Il secondo posto sia nella Sprint che in gara nel GP inaugurale in Qatar sembravano il preludio a una stagione di vertice per Brad Binder. Le premesse, però, non sono state rispettate, dato che nei successivi otto weekend di gara il sudafricano non è più salito sul podio. Il quasi ventinovenne, ormai bandiera della KTM, ha incontrato diverse difficoltà con la RC16 e in campionato è preceduto anche da colui che diventerà il suo compagno di squadra, Pedro Acosta. A separare i due in classifica sono appena due punti, e se è vero che entrambi hanno a disposizione lo stesso materiale, la maggiore esperienza di Binder – al quinto anno in MotoGP, dove vinse già al terzo tentativo – avrebbe dovuto fare la differenza.
In cosa ti ha sorpreso Acosta?
“Pedro è stato molto competitivo ed estremamente veloce su questa moto fin da subito. Mi ha colpito molto la sua staccata. Non tira forte i freni, ma ferma la moto davvero bene. Lo stile e il modo in cui ha lavorato finora in MotoGP sono stati fantastici. Davvero bello da vedere”.
Il prossimo anno condividerete il box del team ufficiale.
“Non ho preso io questa decisione, ma certamente è un pilota di grande talento, che ha dimostrato grande velocità. E questo è sempre molto importante. Può fare bene in questo ruolo”.
Pensi che sarai tu il pilota capace di riportare la KTM alla vittoria?
“Sì, certo, perché no? Ne ho abbastanza dei secondi posti. Non c’è niente che ci fermi. Penso che siamo in buona forma”.
Quando nel 2016 vincesti il titolo della Moto3, dominasti contro Enea Bastianini, Pecco Bagnaia, Jorge Martin, Fabio Quartararo, rivali che oggi ritrovi in MotoGP. Pensi di poterli battere ancora?
“Oggi in MotoGP ci sono i piloti contro cui ho corso per tutta la vita. Quando sono arrivato in top class per la prima volta c’erano ancora Valentino Rossi, Andrea Dovizioso e altri che avevo visto correre per molti anni (in televisione). Oggi invece gareggiano soltanto ragazzi con cui sono cresciuto, quindi è tutto più “normale”. Ed è molto bello”.
Tra i veterani c’è ancora Marc Marquez, cosa pensi di lui?
“Alla fine è Marc Marquez, un sei volte campione del Mondo della MotoGP. È speciale vederlo di nuovo davanti, dopo tutti quegli anni in cui ha sofferto”.
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Come ti descrivi come uomo?
“Direi che sono una persona piuttosto tranquilla. Cerco di non prendere le cose troppo sul serio. Ma allo stesso tempo, sulle cose che contano nella mia vita cerco di avere il pieno controllo. E provo davvero a dare il massimo in ogni situazione importante per me. O do tutto oppure non do niente. Penso che sia un po’ il mio stile”.
Hai qualcosa in comune con il tuo attuale compagno di squadra, Jack Miller, nello stile di vita?
“Australiani e sudafricani, in generale, hanno una visione della vita un po’ più simile rispetto, per esempio, agli europei. Sicuramente qualcosa di diverso c’è, ma sono sempre andato molto d’accordo con Jack, è davvero un tipo simpatico. Ci alleniamo molto insieme quando siamo lontani dai GP. È divertente”.
Parlando del tuo stile di guida, cosa rispondi a chi dice che è molto aggressivo?
“La MotoGP non è per tutti. È facile sedersi sul divano e lamentarsi”.
Sei stato il primo pilota a firmare un contratto fino al 2026, cosa ha significato per te?
“Sono estremamente grato di essere un pilota KTM ancora per il prossimo biennio. Abbiamo percorso un’ottima strada insieme. Alcuni momenti sono stati più impegnativi di altri e abbiamo avuto anche fasi molto positive. In generale sento che c’è ancora molto da fare: nessuno di noi ha ancora raggiunto il suo pieno potenziale. Quindi non vedo l’ora di comprendere dove ci porterà questa strada”.
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