MotoGP: Questione di gomme

Il nuovo pneumatico posteriore ha aumentato sensibilmente il grip al retrotreno, obbligando le Case ad adeguarsi nella progettazione  
della moto. E c’è chi, come la Ducati, sembra avere parecchia strada da compiere

Neil SpaldingNeil Spalding

15 mar 2020 (Aggiornato alle 15:57)

Yamaha 


La Yamaha è nel mezzo della seconda grande rivoluzione da quando è in MotoGP. Del resto, le gare sono un percorso evolutivo, nel quale si cerca spesso di avere la stessa moto dell’anno precedente, ma con più potenza. Nel passato recente, la Yamaha ha portato questa logica all’estremo: il motore 2019, per esempio, probabilmente poteva essere inserito in un telaio di dieci anni prima. E certamente Fabio Quartararo ha iniziato il 2019 con un telaio del 2016, e lo stesso Maverick Viñales ha vinto il GP Olanda con componenti che risalgono a quell’anno.  

Ora però c’è stato un cambio di fronte. Per esempio pensando alle dimensioni del nuovo motore, che appare più largo nella parte posteriore, tanto che il sotto-telaio necessita di un piccolo distanziale per compensare. Questo lascerebbe spazio a un cambio un po’ più grande, una necessità dato l’incremento di potenza e di coppia degli ultimi anni.  

Lo scorso anno a Brno avevamo visto un nuovo sotto-telaio e una sella differenti, con differenziali per connetterli al vecchio telaio. Ora che la moto è cambiata, a cominciare dal telaio, i differenziali sono ancora lì. Il telaio usato da Viñales e Valentino Rossi per gran parte dei test è stato il 2020B.  

Come la Suzuki, anche la Yamaha ha un motore quattro cilindri in linea, quindi con dimensioni differenti (maggiore larghezza) rispetto al V4. Tutti i V4 sembrano avere volani esterni oppure alternatori di peso che possono essere cambiati per adeguare l’inerzia dell’albero motore a seconda dei gusti del pilota o delle richieste del circuito. È un vantaggio significativo e l’impressione è che la Yamaha voglia poterne godere a sua volta.

Storicamente, il design della Yamaha comprende un albero di presa che cattura la potenza del centro dell’albero motore. Sopra quell’ingranaggio centrale c’è un altro ingranaggio che guida gli alberi a camme.  

La Yamaha ha poi sviluppato un dispositivo per la partenza: il cosiddetto sistema “holeshot” aiuta l’accelerazione al via. È una necessità per una Casa la cui moto è sempre stata efficace nella velocità a centro curva: percorrere certe curve alle spalle di moto che non hanno percorrenza e che però volano via in accelerazione, può essere un problema enorme in gara. Quindi, meglio cercare di partire al comando e fare il vuoto con il ritmo.  

Il dispositivo si utilizza con una piccola rotazione della leva posta a sinistra, e con un potenziometro posizionato sul link della sospensione posteriore. A giudicare dalla velocità della Yamaha nelle prove di partenza, questa idea potrebbe fare la differenza.

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