Benelli, la storia della gloriosa Casa pesarese nei GP

Benelli, la storia della gloriosa Casa pesarese nei GP

Meno di mezzo secolo di attività agonistica è bastato per lasciare il segno: dalla 250 monocilidrica fino alle quattro cilindri tra gli Anni ’60 e ’70

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13.08.2024 ( Aggiornata il 13.08.2024 19:14 )

La Benelli nei GP


Al termine della sua evoluzione, nel 1934, la potenza arrivò a circa 15 cavalli. L’anno successivo la 175 venne sostituita dalla 250, realizzata con identico schema. La prima versione di questa moto aveva un alesaggio di 67 millimetri e una corsa di 70 ed erogava 25 cavalli a 8000 giri/min. Dal 1938 le misure caratteristiche passarono a 65 x 75 mm con una crescita di potenza di un paio di cavalli, a un regime leggermente superiore ai 9000 giri/min. LA 175 ebbe una carriera agonistica formidabile, ma la 250 fu addirittura superiore. Tra le sue vittorie spicca quella nel Tourist Trophy del 1939 con Ted Mellors. Nel dopoguerra questa moto continuò a giocarsela con la Guzzi per la supremazia nella sua classe e nel 1950 conquistò il titolo mondiale (e vinse nuovamente il TT). La potenza era dell’ordine di 27-28 cavalli, ciò costituiva un ottimo risultato se si considera il potere antidetonante della benzina dell’epoca.

La scomparsa del suo alfiere, il grande Dario Ambrosini (vincitore del TT e campione del Mondo nel 1950), portò la Benelli a perdere interesse per il Mondiale e a limitare per alcuni anni la sua attività agonistica alle moto derivate dalla serie. In pratica, nelle maratone stradali e nelle competizioni per i piloti di terza categoria correva una versione da corsa del Leoncino, un robusto e semplice modello di serie con motore monocilindrico a due tempi di 125 cm³.

Il ritorno ai Gran Premi avvenne un po’ in sordina, con una nuova 250 monocilindrica progettata dal giovanissimo ingegner Aulo Savelli, che nulla aveva a che vedere con quella di Ambrosini. La moto, il cui motore aveva un alesaggio di 70 mm e una corsa di 64,8, venne presentata nel settembre del 1958. La sua potenza era di 30 CV a 10.300 giri/ min, successivamente portati a 33 a quasi 12.000 (potenza specifica = 132 CV/litro). Ormai, però, era chiaro come l’era dei “mono” stesse giungendo al termine. La Casa pesarese decise quindi di realizzare un quadricilindrico, come del resto aveva già fatto subito prima della Seconda Guerra mondiale, con una straordinaria moto sovralimentata e raffreddata ad acqua. Nel giugno del 1960 venne così presentata la 250 a quattro cilindri. La messa a punto iniziale fu laboriosa e la moto poté scendere in pista soltanto nel 1962. Il motore aveva un alesaggio di 44 millimetri e una corsa di 40,5. La distribuzione era bialbero, la testa era in due parti e i cilindri, disposti verticalmente, erano individuali.

La carriera di questa moto è stata lunga, con numerosi successi nelle gare italiane, tuttavia i trionfi internazionali arrivarono con il contagocce. Il lungo lavoro di sviluppo, grazie al quale la potenza salì a quasi 50 cavalli a oltre 15.000 giri/min, venne finalmente premiato nel 1969 con la conquista del titolo iridato da parte di Kel Carruthers. Dalla 250 derivarono poi una versione di 350 (1965) e una di 500 cm³ (1967). Quest’ultima, dalle misure caratteristiche quadre (54 x 54 mm) erogava 75 CV a un regime dell’ordine di 12.000 giri/min, la sua potenza specifica era quindi di 150 CV/litro.

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