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Yesterday: Kenny Roberts Junior

Ripercorriamo la carriera di Roberts Jr., che si laureò campione vent'anni fa, 20 anni dopo il padre, regalando alla Suzuki il suo ultimo Mondiale

Mirko ColombiMirko Colombi

10 gen 2020 (Aggiornato il 15 gen 2020 alle 11:08)

Il numero 1 non confermato

Gli sportelli dei bancomat erano in tilt, del resto, lo avevano preannunciato. Il Millennium Bag manderà “a puttane” quasi tutti i sistemi telematici ed informatici, banche incluse. Anche gli equilibri del Motomondiale avevano inerzie inedite. Perso Doohan l’anno prima, il nuovo Re della Regina era Alex Criville, un bravo cristo in sella, ma niente di più. Ovviamente, la spagnola Dorna era super felice dell’impresa, la prima di uno spagnolo in 500.

Serviva di più. Non ancora pronto Valentino Rossi (ma stava arrivando) l’uomo di mezzo era proprio Kenny Junior, con la Suzuki corredata dallo sponsor Telefonica. Di telefonate, a fine anno, Junior ne ricevette tante, ricche di complimenti. Con quattro successi e diversi podi, il numero 2 vince il Mondiale, mandando lo staff di Hamamatsu sul tetto del mondo, dopo Kevin Schwantz.

Pioggia di qua, acqua di là: “Eh, ma Kenny ha vinto grazie alle piste bagnate, in gare interrotte anzitempo”. Non tutte, in realtà: accadde a Sepang e Jerez, ma lui aveva accumulato un vantaggio abissale nei confronti dei rivali. Vinse poi nel diluvio di Barcellona e riuscì a trionfare sull’asciutto di Motegi.

Meritatamente: il suo stile di guida era perfetto, impeccabile, tanto che lo stampo della sua messa in piega fu usata per figurine, pubblicità e foto accessorie. Inoltre, la Suzuki non era proprio la miglior moto della griglia. Poco potente, sputava - addirittura - gocce di benzina dalle quattro espansioni tra forcellone e codone. Consumava di brutto e male, ecco perché. E poi, l’erogazione aveva un fastidioso effetto turbo, che Kenny controllava bene grazie all’allenamento con il dirt track.

Insomma, gli insegnamenti di papà gli furono utili e dal giorno del titolo, Kenny Junior divenne, per molti, Kenny Roberts, l’americano che ha riportato il titolo della 500 da quelle parti, affiancato dal nome di Colin Edwards in SBK.

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