MotoGP Economy: ecco l'analisi del bilancio Honda

MotoGP Economy: ecco l'analisi del bilancio Honda© Luca Gorini

La Casa di Tokyo ha superato i 17 milioni di moto vendute e si concentra sul "carbon neutral", ma nel report annuale si parla poco delle corse

16.02.2023 ( Aggiornata il 16.02.2023 14:55 )

Vincere la domenica per vendere il lunedì. Il celebre motto, coniato da un venditore Ford di nome Bob Tasca, è stato adottato da diverse Case automobilistiche e motociclistiche.

Altri, come la Honda, sostengono invece che partecipare alle competizioni sia un’attività finalizzata ad altri scopi.

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La filosofia Honda


Nella conferenza stampa dello scorso 12 dicembre, Shinji Aoyama, Director e Senior Managing Executive Officer di Honda Motor, ha spiegato che “Molte generazioni di ingegneri Honda hanno affrontato più e più volte difficoltà mentre gareggiavano sul palcoscenico mondiale, ma hanno superato tali difficoltà e accumulato vittorie affrontando le sfide senza arrendersi. Negli sport motoristici, questo atteggiamento è indispensabile per affinare le persone e le tecnologie, ed è alla base delle attività motoristiche della Honda”.

Poi, però, ha aggiunto, sorprendendo la platea: “La Honda ha un’altra missione fondamentale da perseguire nell’area degli sport motoristici. È la realizzazione del ‘carbon neutral’: la Honda ha già condotto una fase di ricerca e sviluppo di tecnologie per le emissioni zero sfruttando in modo proattivo il campo degli sport motoristici. D’ora in poi, miglioreremo ulteriormente le nostre iniziative per mettere in pratica tali tecnologie nelle nostre attività sportive. Inoltre, a partire dalle moto, esploreremo le possibilità di introdurre veicoli elettrificati nelle gare a cui partecipiamo”.

Il tema "carbon neutral"


Il tema ambientale è molto caro a Toshihiro Mibe, dall’aprile 2021 presidente e CEO della Honda, ruolo precedentemente occupato da Takahiro Hachigo, il quale nei sei anni alla guida dell’azienda aveva rafforzato le attività esistenti e preparato la crescita futura. Nel suo commiato espresse un auspicio: “Che ognuno in Honda affronti le sfide che verranno con spirito nuovo, di modo che la ‘nuova Honda’ possa decollare nella nuova era sotto una leadership rinnovata”.

Mibe è in Honda dal 1987 e la sua crescita professionale è avvenuta per lo più nella Ricerca & Sviluppo della divisione auto. Specialista nel campo dei propulsori, ha svolto un ruolo chiave nella costruzione di alcuni dei motori più iconici della Honda degli ultimi due decenni.

In un’epoca di grandi cambiamenti come l’attuale, Mibe è considerato l’uomo giusto per traghettare nel futuro il gruppo Honda, che oltre alla Casa madre consta di 406 società (339 filiali consolidate e 67 società collegate e valutate con il metodo del patrimonio netto) in tutto il Mondo. Nel suo discorso di insediamento ha ricordato che la decarbonizzazione è una missione importante per l’azienda, fissando un obiettivo ambizioso, il “carbon zero” entro il 2050.

Il neopresidente ha sottolineato un’ulteriore sfida, ai limiti dell’impossibile, la realizzazione di un Mondo senza collisioni, per godere della mobilità in totale tranquillità e “Arrivare a zero vittime di incidenti stradali entro il 2050”. Decisamente difficile, considerando gli 1,3 milioni di persone che muoiono ogni anno a causa di incidenti stradali.

Mibe non ha invece fatto alcun riferimento alle gare e anche nelle 88 pagine dell’Honda Report 2022 il termine “Racing” figura solamente in quattro occasioni e sempre per indicare l’impegno in Formula 1: una prima volta per ricordare l’esordio nel 1964 e una seconda per evidenziare la trasposizione di design e tecnologie da F1 alla produzione nell’ultimo ventennio del secolo scorso.

Le due restanti citazioni sono servite a Mibe per sottolineare il ritorno in F1 nel 2015, gli errori compiuti e la curva di apprendimento nell’uso delle tecnologie digitali. La MotoGP, così come la partecipazione a qualsivoglia GP, la Superbike, il Supercross e i Rally Raid non compaiono mai.

Ci sono invece due riferimenti alla partecipazione al Tourist Trophy all’Isola di Man: la dichiarazione, del 1954, dell’intenzione di partecipare e l’effettivo esordio, primo costruttore giapponese, in quella che era la gara più prestigiosa dell’epoca. Un’altra eccezione è l’indicazione, tra le tappe cruciali della crescita del Marchio, dell’inaugurazione (1962) del circuito di Suzuka. Tutto ciò che è avvenuto dopo, inclusi i 72 titoli costruttori vinti nel Motomondiale, quasi il doppio della Yamaha, non viene citato.

Eppure, sul proprio sito Internet, inclusa la versione italiana, la Honda rivendica di essere “L’azienda più coinvolta in tutte le forme di sport motoristici su scala mondiale. Che si tratti di due o quattro ruote, la Honda considera la sua partecipazione alle più importanti competizioni come l’ultimo banco di prova dei suoi prodotti high-tech”.

Ducati e Honda hanno due filosofie oppopste. Quali? Scoprilo andando alla pagina successiva

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