Prova novità: Honda VFR800F

Forme e tecnologia dal futuro. La guida e il segmento ricordano il passato
Prova novità: Honda VFR800F

Pubblicato il 6 aprile 2014, 21:07

ALICANTE (SPAGNA) - VFR800F, ovvero, il secondo atto della tecnologia Vtec (che Honda utilizza per variare il carattere del motore, intervenendo sulla distribuzione), storia che viene narrata nel libro delle sport touring dotate di semimanubri, una razza in via di estinzione, che però ha ancora molti estimatori. Sono soprattutto i motociclisti della vecchia guardia, quelli cresciuti con il mito delle sportive, considerate le uniche moto in grado di trasmettere emozioni forti. Non stiamo dicendo che la VFR800F è soltanto una “operazione nostalgia” ma semplicemente che questa Honda si rivolge ad un pubblico di appassionati che hanno esigenze diverse da quelle dei motociclisti della nuova generazione, abituati ad impugnare i manubri delle naked e delle crossover. Questi centauri difficilmente riusciranno a godersi al massimo la VFR800F, senza dubbio impegnativa da condurre ma in grado di recepire gli ordini ed eseguirli con una precisione maniacale. Insomma, cercare di capire la VFR800F senza avere alle spalle una buona esperienza motociclistica è come pretendere di sciare bene con gli sci privi di sciancratura avendo sempre usato i carving. Impossibile. Sulla VFR800F c’è molto di già visto ed ascoltato: stiamo parlando del livello medio delle finiture, ottimo, del rombo di aspirazione del V4 Vtec di 782 cm3, a dir poco emozionante e di quei dettagli sparsi un po’ qua, un po’ là che ti fanno sentire a casa; una casa in cui non entravi da tempo ma che risulta sempre accogliente. Ora la posizione di guida è più comoda, perché i semimanubri sono stati alzati ed avvicinati al busto. Si avverte un minore carico sui polsi e più si macinano i chilometri, più si scopre che adesso il comfort c’è, anche se, volendo essere pignoli, servirebbe un po’ più spazio per le gambe. Sulla VFR800F c’è il tanto discusso motore Vtec, caratterizzato da una decisa entrata in coppia intorno ai 6500 giri/’. O lo odi o la ami. O lo critichi, perché il propulsore di una moto dovrebbe avere un’erogazione corposa ma fluida, o lo elogi, perché quel cambio di voce dà una scarica di adrenalina che poche altre unità con 100 CV e qualche spiccio (sulla VFR800F sono 106, per essere precisi) sono in grado di procurare. Oggi, comunque, il V4 Honda ha un funzionamento ancora più regolare, sia prima, sia durante, sia dopo l’entrata del Vtec, quindi è ancora più facile da sfruttare. Provare per credere. Per definire la ciclistica bisogna innanzitutto usare il termine stabilità. L’avantreno è incollato al terreno e, sia nei tratti veloci, sia nelle curve a medio raggio, la VFR800F trasmette una incredibile sensazione di sicurezza, perché corre nel suo terreno di caccia. Nel misto stretto, invece, bisogna usare i muscoli per indirizzare la moto nel punto desiderato, però, così facendo, difficilmente la ruota anteriore non seguirà la traiettoria scelta. Una interessante novità è l’introduzione del traction control, che però non serve per andare più forte ma “solo” per evitare di cadere a terra a causa della perdita di aderenza del retrotreno. In pratica, quando la ruota posteriore inizia a slittare il sistema taglia potenza, tanta potenza che non viene nuovamente erogata fin quando non si riduce l’apertura del gas. L’impianto frenante, infine, ha fatto un notevole salto di qualità, sia dal punto di vista estetico, grazie all’introduzione delle pinze anteriori ad attacco radiale, sia dal punto di vista funzionale. Ora, infatti, c’è maggiore mordente, facilmente gestibile grazie a doti di modulabilità da riferimento. Riccardo Piergentili

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