I puristi storcono il naso di fronte ai minotauri, metà scooter e metà moto, ma le mezze misure piacciono a un pubblico che ama alternare diporto e giretti a lungo raggio, e poi l’avvento di maxi scooter di cilindrata elevata e moto con la trasmissione automatica (Honda DN-01, Aprilia Mana) ha sfumato i confini delle categorie.
È così che nasce il MyRoad 700, espressione estrema di una mediazione: il più grosso, il più pesante e uno dei più veloci, quasi 170 all’ora effettivi e 298 chili col pieno. Ma pur sempre scooter. La Kymco lo ha sviluppato per tre anni prima di lanciarlo: arriverà a settembre, con un prezzo estremamente competitivo e tre anni di garanzia.
È un veicolo dalle caratteristiche particolari ma molto appagante una volta che lo si è capito. Se lo si vuole guidare bisogna dimenticare di essere su uno scooter perché non dà confidenza, non permette di sbilanciarsi né invita a soluzioni di forza. È solido e inaspettatamente a suo agio nelle inversioni di inclinazione, quello sì, ma è anche lungo e pesante; in città e nello stretto non è una passeggiata. Eppure come sorprende al primo contatto, il MyRoad sorprende per quanto la situazione si ribalta quando la confidenza si è acquisita. Non diventerà mai una bicicletta anche se è costruito dallo stesso produttore dell’Agility, però si impara a sfruttarne le doti, che sono parecchie, e a tenerlo in pugno giocando col suo equilibrio, che è notevole.
In sella la sensazione è di una solidità di livello superiore, di un incedere solenne. Però il MyRoad si apprezza molto di più quando si scopre come sfruttarlo tra le curve, godendo di una stabilità in traiettoria che ha ben pochi eguali, e nessuno nel mondo dello scooter.
Il Kymco 700 ha il peso basso e sorprende per la rapidità e lo sforzo relativamente modesto con cui si lascia inserire in curva; nel bel mezzo della piega è rassicurante per via dell’avantreno solido e preciso. È lungo, per cui bisogna restare piegati parecchio tempo per finire le curve, e va portato con decisione perché il peso lo rende abbastanza fisico, ma è appagante. Meglio, comunque, sui percorsi scorrevoli, magari anche tortuosi ma dove sia possibile lasciarlo correre.
Aumentando man mano il ritmo si arriva al momento di indurire le sospensioni, perché oltre un certo limite cominciano a muoversi, e allora fa comodo il sistema a pulsante che agisce sia sugli ammortizzatori, sia su uno dei due steli della forcella. Anche nella posizione più morbida però le sospensioni sono solo relativamente confortevoli: discrete ma dure sulle asperità più marcate. D’altronde questo fa comodo a bassa velocità o in città, nei tira e molla, perché contiene moltissimo la tendenza a beccheggiare che con il peso elevato si tradurrebbe in qualche difficoltà.
Da notare che la stabilità è buona tra le curve e anche sul dritto fino ad una certa andatura; sopra i 150 km/h lo scooter comincia a muoversi. Resta assolutamente controllabile e non ci sono problemi, però la sensazione non è più di quella solidità che prima, a bassa velocità, aveva stupito. Siamo comunque ad andature molto superiori a quelle consentite dal Codice. E se si resta nei limiti, con il MyRoad è un bel viaggiare: abitabilità tanta, posizione di guida confortevole, leggermente seduta e con le braccia semiflesse, forse un filo troppo; tunnel largo e alto, sella imperiale per conducente e passeggero, buona protezione nonostante il parabrezza non sia larghissimo. Anche con il passeggero si guida bene e la conduzione non cambia in maniera significativa.
Nello scooter delle sorprese sorprendono anche i freni. Il feeling non è granché perché la risposta al comando è legnosa e le leve stesse hanno una sagomatura poco ergonomica, l’impressione non è di una decelerazione eccezionale, invece la prova di frenata dimostra il contrario: meno di 13,5 metri per fermarsi da 60 km/h e meno di 38 dai 100 sono spazi d’arresto eccellenti, da considerare addirittura fenomenali per una massa del genere. Le leve vanno tirate senza complimenti, tanto più che l’ABS – efficace – mette al riparo da errori, ma i risultati sono ottimi.
Anche il motore sorprende ma forse molto merito è del variatore. È capace di spingere il MyRoad a quasi 170 all’ora e le prestazioni in accelerazione sono a livelli di vertice, tra gli scooter solo il Gilera GP – che è un 839 cm3 – fa di più, ma non ci si sente mai strappati via, incollati alla sella. L’impressione è che volendo si potrebbe ottenere ancora di più. Ma il variatore lavora per rendere buono il gigante e se si rovescia il gas tiene il motore a 5000 giri quando la linea rossa è a 8000, al massimo si arriva a 5500 se si riapre il gas di spinta. La salita è regolarissima e costante fino all’apertura completa del variatore, attorno ai 100 km/h, dove a quel punto viene fuori il resto della spinta, bello vigoroso. Insomma la salita è costante e senza sbalzi, pulita, accompagnata da un rombo basso e non troppo entusiasmante. Bene anche in basso dove si mantengono le stesse caratteristiche; è solo ad andature pedonali che viene fuori l’attacco poco pulito della frizione: strappa, e con questi pesi e il passo lungo del motore a bassa velocità, complica un po’ la vita, soprattutto nelle manovre: può essere utile aiutarsi tenendo il motore in tiro e usando il freno. Del resto le manovre non sono il punto forte del MyRoad, tanto più che è larghino: si arriva a terra giusti coi piedi ma sono faticose, se ci fosse la marcia indietro non sarebbe spiacevole. Ma mica è fatto per le gimkane...
Quando uno scooter si avvicina a una moto ci sono alcune scelte tecniche imprescindibili e una di queste è il motore fisso nel telaio, che garantisce pesi più centrati e maggior rigidità. Qui il propulsore è costruito dalla Kymco stessa, e si tratta di un bicilindrico orizzontale a otto valvole, con distribuzione bialbero, due contralberi di equilibratura e l’alimentazione a iniezione, il raffreddamento a liquido e la lubrificazione a carter umido con radiatore dell’olio. Nulla di mai visto, tranne il fatto che la cilindrata è una delle più alte: 699,5 cm3, solo il Gilera GP 800 va oltre.
Alla fine però quello che stupisce di più è la trasmissione, per il fatto che più convenzionale non potrebbe essere, nononostante le potenze in gioco: lo schema è lo stesso dei cinquantini, variatore a 8 rulli sull’albero motore, cinghia dentata – piuttosto corta – e frizione centrifuga sull’asse posteriore, con riduzione a ingranaggi. Tutto è giocato sulla qualità dei materiali, che nelle prove di affidabilità hanno dato risultati sorprendenti. La sospensione posteriore è a due ammortizzatori e la forcella a steli convenzionali, ma un sistema elettronico permette di regolare il precarico davanti e dietro su tre posizioni tramite un pulsante al manubrio. L’impianto frenante è costituito da tre dischi, con pinze Kymco e dispositivo ABS della Bosch. Pneumatici, manco a dirlo, larghissimi: 120/70 R15 anteriore e 160/60 R14 posteriore.
Come costume Kymco l’equipaggiamento è abbondantissimo, spiccano le leve regolabili e le pedane passeggero che si aprono senza bisogno di abbassarsi, con un comando a leva nel controscudo. E poi triplo faro anteriore con potenti lampade H4, freno di parcheggio e cassetti in abbondanza: uno nel controscudo, uno davanti alla sella e il vano principale che può contenere due caschi integrali.
Link copiato