Prova Verità Kawasaki Versys

Una moto versatile, facile da guidare, ma non noiosa

28.09.2010 ( Aggiornata il 28.09.2010 19:02 )

Aspetto off-road e ruote da strada. Ha una ciclistica molto equilibrata e consuma poco.
Ecco la Kawasaki Versys, che abbiamo provato per voi a fondo.
In questa prova trovate infatti tutti i rilevamenti fatti da noi sulla moto di Akashi.

La Prova
Versys giusto

Pochi se ne ricordano, ma una moto azzeccata come la Versys deriva lontanamente dall’ormai pensionata KLE 500. La bicilindrica di Akashi si è evoluta in base alle esigenze e alle necessità del mercato, abbandonando l’anima enduro per spostarsi sempre più verso la strada. Si è tolta i cerchi a raggi per passare a ruote in alluminio che montano gomme stradalissime, ha aumentato la cilindrata per trovare maggiore brio, ha una ciclistica tutta diversa e si è rifatta completamente il look (anche ingrassando un po’) ed adeguandosi alle mode dei tempi. Proprio come la KLE 500, anche la Versys è cambiata tenendo conto delle esigenze degli utenti e del mercato, mantenendo, però, la filosofia di mezzo versatile, facile e alla portata di tutti; l’ha interpretata adeguandosi alle esigenze moderne e le cifre di mercato dimostrano quanto questo cambiamento sia stato apprezzato. Difatti siamo già alla seconda edizione: rispetto alla prima è stata rinnovata la linea, in particolare il frontale che mantiene comunque l’aspetto da “ciclope” caratteristico della precedente versione. Adesso appare più squadrato e più moderno, sono nuovi pure il plexiglass, gli specchietti retrovisori e, finalmente, la pompa del freno anteriore che era ormai datata. Il look più “spigoloso” dà un certo peperino alla nuova Versys, sulla quale però sono rimaste alcune pecche del modello precedente: i “coperchi” di plastica (tra le altre cose soggetti a perdere la vernice) che imitano due piastre di alluminio nella zona del fulcro forcellone, cablaggi lasciati disordinatamente in bella vista; e se vogliamo essere pignoli, è troppo macchinosa la struttura che regge le pedane del passeggero, in contrasto con quel gioiello che è il forcellone in alluminio, con il braccio destro sagomato a banana per far passare lo scarico basso e corto. LA VERSYS2010 è facile e divertente da guidare, velocissima nell’affrontare i tornanti di montagna e dotata di una maneggevolezza disarmante. Adatta a tutti i terreni (o quasi), predilige le strade extraurbane, tra curve e controcurve che vengono raccordate con una velocità e una naturalezza uniche. Il suo motore non ha una potenza da dragster, siamo di poco sopra ai 61 CV effettivi, però ha un temperamento brillante e un’erogazione facile da gestire che permette di uscire velocemente dalle curve, sfruttando il buon tiro. I cavalli sono proporzionati alla ciclistica e proprio per questo tutto diventa estremamente facile e la guida della Versys piacevole. Si sale in sella ed è come se la si fosse guidata da sempre. Facile e intuitiva, ha tratto beneficio dalle nuove tarature delle sospensioni; sono ancora un po’ troppo morbide ma riescono a copiare alla perfezione le asperità tenendo la moto incollata all’asfalto ed evitando che se ne vada per la tangente se si incontrano asfalto un po’ rovinato o buche. La contropartita alle andature un po’ più veloci, dove la Versys tende a schiacciarsi e ondeggiare se si spalanca l’acceleratore. L’ammortizzatore posteriore lasciato in bella vista è parte integrante della linea della moto, ha una taratura di base morbida, ma è comunque regolabile sia nel precarico molla che nel freno in estensione. IN CITTÀil piccolo bicilindrico della Versys è una favola. Pressoché privo di effetto onoff, riprende bene fin da 3000 giri ed è dolce e progressivo fino a 6000 giri; la ciclistica e il manubrio alto aiutano a svicolare con agilità nel traffico. Presa la strada della campagna, è possibile godersi il panorama e il resto delle potenzialità del motore: spinge forte dai 6000 giri in su, fino ad arrivare velocemente a 10.000 giri, regime a cui è consigliabile cambiare marcia piuttosto che insistere inutilmente con la stessa. Nonostante la vivacità del motore la Versys è parca nei consumi, come hanno rilevato le nostre prove: riesce a percorrere mediamente 19,6 km con un litro di carburante ed ha una buona autonomia, perché ci vogliono più di 300 km prima che la spia della riserva si accenda. Doti da non sottovalutare, soprattutto se si cerca una moto che permetta anche un po’ di turismo a medio raggio. Non gode particolarmente se la portate in fuoristrada, e anche le gomme prettamente stradali stanno a rimarcare che la Versys non nasce per quei tipi di terreno. Se proprio ci tenete, comunque, qualcosa si riesce a fare. In autostrada invece si viaggia comodi nonostante l’esiguo cupolino (regolabile), la protezione aerodinamica è efficace e ripara dal vento fino ai 140 km/h. La velocità massima effettiva comunque è attorno a 180 km/h. La bicilindrica di Akashi accoglie volentieri anche l’eventuale passeggero, il quale, sistemato su una sella appena rialzata rispetto a quella del pilota e con le gambe un po’ raccolte, trova nell’ampia maniglia un ottimo appiglio.



Per quanto riguarda il pilota, la sella è morbida al punto giusto ed accogliente mentre la posizione di guida è corretta e rilassante. Si sta dritti e non si affaticano né i polsi né le gambe che stanno ben distese, cosa apprezzabile soprattutto nelle lunghe percorrenze. Viaggiando, un leggerissimo fastidio si avverte intorno ai 5-6000 giri, per via di una lieve vibrazione, più accentuata sulle pedane ma che coinvolge pure la sella. Sfumature, comunque. Piuttosto va notata la durezza e la non eccelsa precisione del cambio, specialmente tra la prima e la seconda marcia: complice la corsa lunga della leva, non è immediato trovare la posizione di folle. All’inverso la leva della frizione, che è di una morbidezza e di una modulabilità disarmanti. La frenata è affidata ad un impianto Nissin che si differenzia dalla precedente versione solo per la pompa del freno anteriore. La sua azione è progressiva e modulabile, almeno nella fase iniziale, mentre se c’è bisogno di una risposta più robusta bisogna stringere la leva con un po’ di decisione. La forcella asseconda perfettamente l’impianto frenante e si lascia comprimere velocemente nei primi centimetri di corsa, per poi indurirsi progressivamente. Al posteriore, invece, nonostante le esigue dimensioni del disco, si arriva facilmente al bloccaggio della ruota. Volendo, comunque, c’è anche una versione della Versys dotata di ABS, che costa 500 euro in più rispetto alla versione base. Quello che stupisce di questa moto è la facilità con la quale scende in piega, la sua naturalezza nell’inserimento in curva e la maneggevolezza nei cambi di direzione, tali che c’è bisogno di percorrere qualche chilometro prima di fare l’occhio a tanta agilità e riuscire a sfruttarla adeguatamente. Si può fare di tutto con questo gioiellino, dall’andare al lavoro ai lunghi viaggi, è adatta a piloti di tutte le taglie e con esigenze diverse, molto vicina all’idea di moto globale. È facile e mai pesante, anche le manovre da fermo si effettuano con facilità. E per i piloti meno alti è disponibile pure una sella più bassa di qualche centimetro, al gel.


La tecnica
Rinnovata nel Design
 

La Versys appare molto diversa dalla precedente versione, a prima vista. Eppure per rinfrescare questo già ben collaudato modello è bastato cambiare pochi particolari. Sono state abbandonate le forme tondeggianti per passare ad altre più marcate e più attuali. Cupolino e gruppo ottico mantengono la stessa struttura e l’originale disposizione delle luci, ma l’insieme è più sfaccettato; di conseguenza sono stati adottati componenti quali specchietti, pompa freno, il nuovo parafango e le frecce con linee adeguate, cioè tutti più spigolosi. Resta il faro posteriore a led, piacevole. Entrambe le leve, freno anteriore e frizione, sono regolabili. Il cruscotto con il grosso contagiri centrale ricalca quello dei modelli stradali ed è affiancato da un piccolo display LCD che riporta le consuete informazioni su velocità istantanea, distanza percorsa e livello del carburante: nulla di più dell’essenziale. Completano il quadro alcune spie luminose sul lato sinistro. Risulta un po’ brigoso armeggiare con la chiave di contatto, situata sul cruscotto ma occultata dal grosso cavallotto che fissa il manubrio. A parte questi dettagli e le plastiche laterali di copertura del telaio poco rifinite, riuscita, esprime grinta. Il propulsore è il conosciuto bicilindrico parallelo di 649 cm3, quattro tempi, raffreddato a liquido, con distribuzione a doppio albero a camme in testa e quattro valvole per cilindro. La trasmissione finale è ovviamente a catena. Il telaio è in tubi di acciaio con schema a diamante, il forcellone, scatolato in alluminio è una vera e propria opera d’arte; il braccio destro è arcuato in modo da lasciar passare lo scarico basso, che nella parte finale è stato modificato per renderlo più omogeneo alla nuova linea della Versys. La piccola sport tourer Kawasaki monta una forcelle a steli rovesciati di 41 mm Ø: su quello destro c’è il registro per variare il precarico molla. Anche l’ammortizzatore, alloggiato in posizione piuttosto originale, obliquamente sul fianco destro della moto, offre possibilità di regolazione: precarico molla (7 posizioni) e freno idraulico in estensione (13 posizioni). L’impianto frenante anteriore è composto da due dischi a margherita di 300 mm Ø, quello posteriore da un disco di 220 mm Ø, sempre a margherita. Il serbatoio ha una capienza di 19 litri e garantisce un’autonomia eccellente. Misure tradizionali per le gomme di 17”: 120/70 all’anteriore, 160/60 al posteriore.


Identikit
  • Motore
  • Bicilindrico parallelo frontemarcia, 4T, raffreddato a liquido. Cilindrata: 649 cm3. Alesaggio e corsa: 83 x 60 mm. Rapporto di compressione: 10,6: 1. Distribuzione: DOHC, 8 valvole. Alimentazione ad iniezione elettronica, 2 corpi farfallati di 38 mm Ø. Lubrificazione forzata a carter semi-secco. Avviamento elettrico.
  • Trasmissione
  • Primaria a ingranaggi, finale a catena. Frizione multidisco in bagno d’olio con comando meccanico. Cambio a sei marce.
  • Ciclistica
  • Telaio a diamante in acciaio. Sospensioni: anteriore forcella a steli rovesciati di 41 mm Ø regolabile nel precarico molla, corsa ruota 150 mm; posteriore un ammortizzatore regolabile nel precarico molla e nel freno idraulico in estensione, corsa ruota 145 mm. Freni: anteriore 2 dischi a margherita di 300 mm Ø, pinze a 2 pistoncini; posteriore 1 disco a margherita di 220 mm Ø, pinza flottante a 1 pistoncino. Pneumatici: anteriore 120/ 70 ZR17” M/ C ( 58W); posteriore 180/55 ZR17”M/C (69W).
  • Dimensioni
  • Interasse: 1415 mm, lunghezza: 2125 mm, larghezza: 840 mm, altezza: 1330 mm. Altezza sella: 845 mm. Capacità del serbatoio carburante: 19 litri.

La pagella
  • Linea 8,5
    Molto particolare e quindi facilmente riconoscibile: a modo suo sportiveggiante, sicuramente originale. Il restyling è ben riuscito.
  • Finiture 6
    Un po’ approssimative. Cablaggi a vista, piastre pedane pilota poco curate, qualche fusione migliorabile.
  • Componentistica 7,5
    Spartana e minimalista ma molto funzionale. D’altronde è una moto che ha la sua forza nel rapporto qualità/prezzo.
  • Motore 8,5
    Facile, gestibile e divertente. Qualche cavallo in più non stonerebbe, ma l’erogazione è molto fluida e la coppia ai medi regimi non manca.
  • Trasmissione 8,5
    Buona, nel complesso: le marce sono ben spaziate, la frizione è morbida e modulabile ed il comando al manubrio è regolabile.
  • Sospensioni 8,5
    Migliorate rispetto al passato. Tendenzialmente morbide, svolgono bene il loro dovere.
  • Freni 8
    L’impianto anteriore è potente e garantisce modulabilità. A quello posteriore non manca mordente, ma è poco modulabile.
  • Strumentazione 6,5
    Semplice e pulita, riporta le informazioni essenziali. Riprende il classico schema Kawasaki, forse si poteva personalizzare un po’.
  • Comfort 9,5
    Si riesce sempre a trovare la giusta postura in sella. Il merito è della posizione di guida, che definire azzeccata è addirittura riduttivo.
  • Guida 9
    Piacevolissima, è estremamente maneggevole, anche viaggiando con il passeggero. Ottimo il feeling generale, in qualsiasi situazione.
  • Prezzo 8,5
    È molto versatile, facile da guidare, ma non per questo “noiosa”. Vale assolutamente quello che costa.

I nostri rilevamenti
Velocità max 181,3 Km/h
Accellerazione da fermo
  • Distanza in metri
  • 0-400
  • 0-1000
  • Tempo in secondi
  • 13"17
  • 25"80
  • Velocità in uscita in Km/h
  • 159,4
  • 177,8
  • Variazione velocità in Km/h
  • 0-100
  • 0-160
  • Tempo in secondi
  • 4"53
  • 13"88
  • Distanza in metri
  • 72,1
  • 432,0
Ripresa da 60Km/h
  • Distanza in metri
  • 0-400
  • 0-1000
  • Tempo in secondi
  • 13"05
  • 25"75
  • Velocità in uscita in Km/h
  • 153,3
  • 180,8
  • Variazione velocità in Km/h
  • 60-100
  • 60-160
  • Tempo in secondi
  • 4"85
  • 14"52
  • Distanza in metri
  • 107,4
  • 463,8
Frenata
  • Velocitá
  • Da 60 Km/h
  • Da 100 Km/h
  • Metri
  • 13,7
  • 38,6
Peso effettivo
  • Con il pieno di carburante
  • Asse anteriore
  • Asse posteriore
  • 204,2
  • 101,8
  • 102,4
 

Il Banco
Potenza massima 61,4 CV (45,2 kW) a 8300 giri minuto (effettiva alla ruota)
Coppia massima 6,0 Kgm (58,6 Nm) a 7200 giri minuto (effettiva alla ruota)
 

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