I cinquantini a quattro tempi, e il Neo’s Yamaha in particolare, somigliano al secondo paradosso di Zenone, quello di Achille e la tartaruga: corri corri e non lo pigli mai. È la forza di uno scooterino che certo non dispensa brividi coi suoi 44,7 km/h effettivi, ligio al Codice della Strada, ma al primo semaforo risale con facilità l’ingorgo fermo al rosso. In città il tempo di percorrenza totale è come quello di una Ferrari... Un paradosso anche questo, certo, ma è vero che per chi vive di centro storico l’agilità dello scooterino Yamaha ha qualcosa di fenomenale: corto, leggero, maneggevole come pochi altri, doti di guida superiori alla media negli slalom da gimkana.
Come su tutti i quattro tempi la potenza è poca eppure il Neo’s finisce per essere accattivante, così come lo è per la linea moderna e amichevole che riprende qualche idea del vecchio Neo’s prima serie, in particolare i due fari tondi sullo scudo, la silhouette morbida e le fiancate simil-portanumero. Però tutto è reinterpretato in chiave attualissima: nella categoria degli scooter a ruote basse, di 12”, il Neo’s è uno dei pochi che hanno da dire qualcosa di nuovo.
Sull’altare dello styling sacrifica qualcosa in termini di protezione perché aria alle ginocchia ne arriva, ma è un sacrificio ben speso. Del resto il cinquantino Yamaha sull’appeal punta parecchio: il cruscotto è stratosferico per essere un 50, bellissimo, per quanto in realtà non fornisca nulla più delle informazioni di prammatica, così come sono belli i comandi al manubrio, questi pure di disegno moderno, e gli ampi specchi retrovisori che però, siccome “escono” poco, perdono un po’ sul piano della visibilità. Ne guadagna la capacità di guizzare nei grovigli, perché la sagoma è stretta davvero.
Da mettere a bilancio anche una posizione di guida naturale e non costretta, la pedana piatta per caricare e un bel gancio robusto, ancorché privo di chiusura a molla; e ancora, un vano con apertura centralizzata e lo spazio per un casco integrale, e una sella morbida, il che è un bene perché le sospensioni sono giuste di molla ma rigide di idraulica, sia la forcella, sia l’unico ammortizzatore, posto sulla sinistra. L’impianto frenante è misto, davanti un disco molto pronto e di potenza soddisfacente, dietro un tamburo pigro, con il risultato di spazi di arresto che non sono miracolosi: servono 5,4 metri per fermarsi da 40 km/h.
Notevole invece la parsimonia del motore: 35,7 km/litro sono tanti, il modernissimo monocilindrico Yamaha a tre valvole con iniezione e raffreddamento a liquido consuma poco e va molto bene. Non vibra, è di una prontezza esemplare quando si riapre il gas e non c’è l’ombra di uno strappo nell’attacco della frizione. Ha anche un’accelerazione discreta, non troppo inferiore a quella di un due tempi. Con un po’ di velocità in più sarebbe perfetto. Ma il Codice non ammette deroghe.
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