Eastern Creek - Eccola, finalmente. È ferma in corsia box. Ci sta chiamando, con la sua voce roca. Non serve aggiungere altro. Subito in sella, un colpettino di gas e in un attimo la lancetta del contagiri è ben oltre i 6.000 giri. Qualcosa non va; o meglio, sembra andare troppo... Forse siamo sul cavallo sbagliato. Dovevamo provare la nuova R1 che, da quanto ci risulta, ha quattro cilindri. Noi, invece, stiamo guidando una bicilindrica. Impossibile sbagliare, il sound è proprio quello. Eppure sulla carenatura c’è scritto Yamaha R1. Forse il motore ha qualche problema... Meglio tornare ai box. Via la terza per passare alla seconda. Se il propulsore ha qualche problema, meglio tenerlo su di giri... Una bella manata di gas, la moto parte come un razzo.
Rimaniamo a fatica attaccati ai semimanubri con i piedi che hanno interrotto il loro rapporto con le pedane! Ora almeno un fatto è chiaro: la nostra R1 non ha nulla di rotto. È semplicemente equipaggiata con il motore più strano ma allo stesso tempo più incredibile che ci sia mai capitato di usare. Una meraviglia della tecnica che, da solo, vale l’acquisto della moto. È proprio il quattro cilindri a scoppi irregolari l’attore protagonista del progetto Yamaha R1.
CICLISTICAMENTEle Yamaha vengono ancora ricordate come moto molto agili, adatte al misto stretto ma difficili da gestire nei tratti veloci. La nuova R1, invece, ha un avantreno che in fase di inserimento e a centro curva infonde tanta sicurezza, anche perché il freno motore, maggiore rispetto a quello di un tradizionale quattro cilindri, ma minore di quello di un bicilindrico, è di grande aiuto. Una volta terminata la fase di frenata, la R1 si avvicina al punto di corda in maniera progressiva e più si aumenta il ritmo più la moto consente di ritardare l’inizio della discesa in piega. La taratura un filo morbida delle sospensioni, che comunque hanno un rendimento migliore rispetto a quelle del vecchio modello, causa alcuni fastidiosi trasferimenti di carico, che comunque non sono in grado di mettere in crisi la ciclistica di questa Yamaha. Nonostante risulti molto equilibrata, la sensazione è che la R1 non sia una piuma. Avvicinandosi al limite si fa molta fatica a impostare e mantenere le traiettorie. La colpa è in parte della moto, che richiede uno sforzo fisico superiore alla media per essere governata a lungo. Perfezionabile anche la taratura dell’ammortizzatore di sterzo elettronico, che non sempre riesce a garantire il massimo della stabilità. Probabilmente, però, pretendere una moto sui binari in accelerazione, nei momenti interminabili durante i quali la ruota anteriore accarezza l’asfalto, è chiedere troppo. Davvero forti, infine, i freni. L’impianto anteriore è potente come il vecchio ma, essendo più modulabile, consente di entrare in curva pinzati con maggiore facilità. Premesso che a Eastern Creek, eccezion fatta per un paio di punti, non ci sono staccate impegnative, va aggiunto che i freni della R1 hanno dimostrato di avere anche un’ottima resistenza alla fatica. Infatti, anche dopo diversi turni percorsi a un buon ritmo, la pompa freno anteriore non è diventata spugnosa. Un consiglio. Se avete intenzione di acquistare una R1, equipaggiatela con un bel paio di gomme da corsa e portatela in pista, il suo habitat, nel quale vi darà filo da torcere ma anche tante soddisfazioni
Prezzo: 15.990 euro f. c.
Riccardo Piergentili
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