La nostra intervista al pilota 26enne: "Il rinnovo con Iwata era il mio obiettivo: chissà, un giorno mi tatuerò il logo dell’azienda"
Tra tutti gli italiani impegnati quest’anno nel mondiale Superbike, Andrea Locatelli è quello meglio piazzato in classifica (quarto), con più podi ed è anche l’unico che sa già per chi correrà l’anno prossimo.
L’abbiamo incontrato prima di Magny-Cours nella sua Selvino, località turistica della bergamasca un tempo buen retiro per calciatori di Milan e Inter, da Giacinto Facchetti a Paolo Maldini, passando per Beppe Bergomi e Demetrio Albertini.
Valentino Rossi e Daniel Pedrosa (di nuovo) in pista a Valencia
Come hai passato le vacanze?
“A casa, in giro c’è troppo casino. Da quando sono tornato da Most ho fatto soltanto una piccola pausa dopo Ferragosto, per una grigliata con i miei fratelli”.
Sei soddisfatto dei primi round stagionali?
“Se dicessi ‘no’ sbaglierei, allo stesso modo sarebbe scorretto rispondere “sì” al 100%. Una via di mezzo, ci sono stati dei weekend fantastici, e un inizio spettacolare”.
Nei primi quattro round hai raccolto 133 punti, nei successivi 94: come spieghi la flessione?
“In Europa qualcosa è cambiato, abbiamo avuto un po’ di difficoltà, tribolando rispetto agli altri. Un vero motivo non so indicarlo, onestamente”.
Sono saliti di livello gli avversari o hai faticato tu?
“A Phillip Island e Mandalika è stato tutto più semplice. Sembrava che il set up trovato a inizio anno e il lavoro invernale andassero benissimo. Ma poi nelle gare europee ho iniziato ad avere problemi di trazione, senza quel feeling che mi aveva permesso di essere forte nei primi round. In certe situazioni fatico ad avere la moto che gira bene e che in uscita curva ha un bel grip”.
Con l’eccezione di Imola.
“Già, Imola è stato uno dei weekend migliori, pensando tra l’altro che non l’avevo mai vista con la Superbike e che poi ho compiuto cinque giri in testa nella Superpole Race. Però anche a Imola ero a posto al 90%, per cui con un po’ più di performance e messa a punto a livello meccanico e di grip, avremmo potuto fare ancora meglio”.
Tra i sei podi di quest’anno, qual è stato il più bello?
“Quello di Barcellona, anche perché partivo da dietro e ho compiuto una bella rimonta. Però anche il podio di Imola con i giri in testa, e pure Phillip Island nel round inaugurale... Podi che valgono tanto”.
Il terzo posto di Jonathan Rea è raggiungibile?
“Lui è partito male, poi hanno trovato la quadra ed è tornato il Rea forte. L’ultimo weekend è stato uno dei miei peggiori ed è coinciso con il suo migliore. Questo gli ha portato il vantaggio, ma mancano quattro round. A livello di esperienza lui ha qualcosa in più, è sicuramente più bravo a gestire. Però in questi giorni mi incontrerò con i ragazzi della Yamaha perché voglio fare un finale di stagione importante, per lottare per il terzo posto. Il 2024 con lui come compagno? Un pilota della sua esperienza, vincitore di sei Mondiali, potrebbe dare qualcosa anche a me. Vorrei capire come ragiona, cosa fa, 'rubargli' qualcosa. E il fatto che sia a fine carriera, magari, può aiutare a instaurare un bel rapporto”.
E Axel Bassani che è dietro non ti preoccupa?
“Se tutte le gare sono come Most, fa presto a prendermi, ma mi auguro di no! La Ducati, in certe situazioni, ha grande vantaggio: come a Most, dove sia Bassani che Petrucci erano dietro di me e sono andati a prendere Rea”.
Ipoteticamente, potendo scegliere tra una vittoria che però sarebbe anche il tuo unico podio, e conquistare tre podi senza vittorie, per cosa opteresti?
“Mi piacerebbe fare più podi perché significa essere lì davanti spesso”.
Anche a costo di rimetterci economicamente?
“Un singolo successo mi garantisce premi inferiori a tre podi”.
Su quale pista può arrivare l’occasione giusta per il primo trionfo in Superbike?
“Potrei dire Portimao, perché l’anno scorso nei test siamo andati davvero forte, ma potrebbe anche essere Magny-Cours”.
Razgaglioglu è più forte di te?
“Penso che il mio potenziale sia inferiore a quello di Toprak, ma possiamo essere vicini, se riusciamo a trovare quello che mi serve. Batterlo è quasi impossibile in questo momento, a causa del suo stile. A inizio anno non era così forte”.
Ma è anche un limite che, forse, gli è costato la MotoGP: il tuo stile invece parrebbe più adatto.
“Potrebbe essere più adatto alla MotoGP ma sono tanti i punti di domanda. Lui si è adattato molto bene a questa categoria, a questi pneumatici e a questa moto, conosce tutto molto bene. Secondo me è un gran talento, ma probabilmente in MotoGP farebbe fatica, ogni categoria cambia in base alle gomme”.
Ci sono clausole che ti consentirebbero di approdare in MotoGP?
“Sì, abbiamo la possibilità, ma anche la Yamaha tramite un’offerta del suo team della MotoGP. Ne ho parlato tante volte con Yuri, il mio manager. Mi piacerebbe provare una MotoGP, ma piuttosto che una wild card senza aver mai usato una moto del genere, i freni in carbonio, quelle gomme, magari in una pista particolare, preferirei due giornate di test, con tutta la calma di questo mondo. Andare di là sarebbe bello, ma vedendo la fatica di Fabio Quartararo, preferisco restare dove sono”.
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