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IL CONFRONTO - Rispetto al primo round del 2022 solo Ducati e Honda hanno aumentato il proprio bottino, e c'è chi resta stabile
Gianmaria Rosati
1 mar 2023
Il primo round del mondiale 2023 è passato in archivio per la Superbike, ed è tempo di primi bilanci. Nonostante il primo ballo stagionale si sia svolto in un tracciato diverso – con il ritorno di Phillip Island in apertura – è infatti interessante compiere un paragone tra il via del 2022 e quello del 2023 delle varie case, per capire chi ha inserito la marcia più alta e chi, purtroppo, quella più bassa.
Fare meglio del 2022 era difficile ma Ducati ci è riuscita, grazie – non solo – al proprio capitano Alvaro Bautista: se un anno fa infatti le vittorie nella tappa inaugurale erano state due, ossia entrambe le manche della domenica, a Phillip Island è arrivata subito la prima tripletta dell’anno, che ha proiettato ovviamente la casa di Borgo Panigale in cima alla classifica relativa ai costruttori.
Le buone notizie per Ducati non si fermano ad ogni modo al solo Bautista, dato che anche tutti gli altri piloti della pattuglia rossa hanno ottenuto ottimi risultati: seppure con un punto in meno dell’anno scorso Rinaldi ha lasciato l’Australia con due podi, mentre Philipp Oettl ed Axel Bassani hanno ottenuto rispettivamente 14 e 12 punti in più rispetto al primo round dell’anno scorso.
A contribuire alla causa ci ha pensato anche Danilo Petrucci, che – come prevedibile considerati i diversi contesti – è riuscito a fare meglio del suo predecessore, ossia l’allora debuttante in Superbike Luca Bernardi. Tutti segnali di crescita per Ducati, che pare aver trovato nella inedita V4R una nuova arma per andare alla conquista del campionato.
Calendario 2023 SBK: le date, orari tv, dove vederla
Confrontando le classifiche costruttori della stagione scorsa e di quella corrente il dato più emblematico riguarda Kawasaki, proprietaria di ben 20 punti in meno. La causa primaria è presto detta: il capitano della spedizione verde Jonathan Rea ha incontrato un fine settimana difficile, con un solo podio e due piazzamenti fuori dalla top five: un qualcosa – per un campione come Rea – di deludente.
Dietro questo dato però vi è di più. In primis la conferma delle difficoltà tecniche di Kawasaki, dimostratasi – come confermato da Rea – piuttosto indietro rispetto a Ducati, ed in parte anche a Yamaha, confermando dunque di aver compiuto ben pochi passi in avanti rispetto alla scorsa stagione, nonostante la nuova omologazione ed il V.A.I.
Da questa problematica ne scaturisce un’altra, ossia l’assenza di una “seconda punta” capace di sopperire alle giornate negative di Rea. Alex Lowes – afflitto da problemi tecnici – è finito a terra in entrambe le manche lunghe, mentre Sykes ha purtroppo fatto i conti con ripetute noie elettriche sulla sua ZX-10R. Difficile poi aspettarsi di più da Oliver Konig, al suo secondo anno in categoria. Insomma, il deficit di punti sembra avere motivazioni ben più serie di quanto sembri.
Yamaha, BMW e Honda le trovi nella prossima pagina
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