Ducati Story: Troy Bayliss, una carriera nel segno del Rosso

L'australiano si è fatto amare non solo per i successi, ma anche per lo stile di guida estremo, l'umiltà mai smarrita, la fedeltà a Borgo Panigale

Ducati Story: Troy Bayliss, una carriera nel segno del Rosso
© GpAgency

Mirko ColombiMirko Colombi

17 apr 2022

Bayliss e l'amore con la 1098


Da quel trionfo in Germania, Troy non si è più fermato, rivincendo a Brands Hatch (facendo ricordare il titolo conseguito l’anno prima nel locale British Superbike a bordo di una 996) e meritandosi la conferma per la stagione successiva nel Team Infostrada. Fiducia ben riposta, perché il pubblico pagante e quello televisivo vennero conquistati dal carrozziere volante, rimasto umile, semplice e spontaneo anche dopo l’alloro SBK 2001, con sei affermazioni di manche, buone per alzare il trofeo scolpito a mano da un artista di pregio e alzato al Cielo dal nuovo simbolo Ducati.

Il gesto venne ripetuto a Imola nel 2006. esattamente a precedere la convocazione di Valencia per la MotoGP. L’intermezzo 2002 e la vittoria sfuggitagli proprio sulle sponde del Santerno a favore di Colin Edwards – ma anche quel duello perso esaltò l’enorme valore di Troy – venne riscattata dal secondo iride di carriera, ottenuto con la 999R. Memori di tutto questo, i detrattori di Troy, ripresosi dagli infortuni di mano e testicoli, pensarono al suo ritiro. Ma in lui era viva la scintilla. Bayliss desiderava ancora far sfiaccolare sull’asfalto gli slider degli stivali e, a volte, carene e pedane della moto, tanto spinte dalle pieghe estreme.

La nuova 1098 sembrava fatta apposta e aderiva alle sue esigenze: “La miglior moto da corsa che abbia mai guidato” ammise senza riserve, forte di undici manche a proprio appannaggio. Il 2008 non ne chiuse definitivamente la carriera, ma ne tirò le somme totali: 52 primi posti in SBK, tre Mondiali in bacheca, 94 podi, 26 pole position e 35 giri veloci in gara. Il tutto, sotto il segno della Rossa.

Anzi, sotto il segno dell’ariete che, qualora non lo sapeste, detiene un’ulteriore e particolare caratteristica: sin da bambino, quel maschio bovino dotato di corna lotta con l’incedere del tempo. Meglio fare presto tutto e subito, perché potrebbe essere troppo tardi. E poi, non conviene affatto sentirsi vecchi, il senso di gioventù è preferibile. Ebbene, in Portogallo gli occhi blu di Troy esprimevano la gioia del trionfo felice, alla veneranda età di 39 anni e mezzo. Non un record di categoria, strappato da Max Biaggi con i suoi 41 anni, ma nemmeno così distante…

Prove Amarcord: la Ducati 1098R F08 di Troy Bayliss

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