Tra aneddoti e curiosità, il Corsaro ripercorre gli anni trascorsi tra le derivate di serie, in compagnia del Direttore Federico Porrozzi, Giovanni Di Pillo e Fabrizio Porrozzi
Dopo essere ritornato in moto a Misano, dopo sei mesi di astinenza, Max Biaggi è stato protagonista di una puntata del nostro Scatto Sprint, in cui ha ricordato gli anni trascorsi in SBK. Un'avventura iniziata nel 2007, dopo un test a Vallelunga, in cui il Corsaro ha subito lasciato il segno. Ma, passando dai prototipi alle derivate di serie, come si è trovato Max al suo debutto nel Mondiale SBK?
"Noi del Motomondiale abbiamo sempre avuto grande rispetto dei piloti della Superbike - ha spiegato Biaggi - Non è che li abbiamo mai visti come una categoria di 'serie B'. Sappiamo quanto è difficile, quanto coraggio ci vuole a guidare anche le moto di produzione, o più derivate dalla produzione. Dunque non è vero che sono state sempre 'buttate in un angolo'. Tanto è vero che qualche pilota passato da quella categoria alla Superbike, ha visto che non era così semplice".
"Io la Superbike, quando l'ho provata la primissima volta - ha continuato il romano - l'ho trovata una moto molto più 'grossolana' rispetto alla MotoGP, più pesante. Tutte le reazioni in sella erano tutte un po' più lente rispetto a quello a cui ero abituato dal prototipo. Ma tutto è derivato dal peso e dalle gomme, perché come cavalli non ne ha pochi una Superbike. Però poi, quando riesci a prendere un po' di feeling diventa molto, molto divertente, perché sono moto che danno spazio all'interpretazione del pilota. Dunque, se sei un pilota preciso nelle linee, o meno, preciso, riesci comunque a essere competitivo. La MotoGP in questo è meno permissiva. Se non sei uno che riesce comunque a far strada sempre, a essere comunque competitivo nei tempi, se hai una guida molto 'grossolana' è difficile che riesci a essere competitivo".
Che sensazione ti ha dato la vittoria all'esordio in Qatar?
"Andiamo con ordine, dopo lo stadio Olimpico nel 1996 o '97, quando ho fatto il giro della pista, mi sembra con l'Aprilia o con la Honda, durante la partita Roma - Cagliari. C'erano 80-90.000 persone. stata un'emozione pazzesca perché andavo a due all'ora e sentivo la gente che faceva rumore, urlava, incitava. Quella di novembre..."
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