Rea: “Il bis? Con questo pacchetto è stato semplice”

Il nordirlandese, secondo alle spalle di Davies, ha conquistato il titolo iridato con una manche d’anticipo

 

Federico PorrozziFederico Porrozzi

29 ott 2016 (Aggiornato alle 21:36)

In prova aveva dato l’impressione di voler fare il cannibale ma in gara, evidentemente, la ragione ha prevalso. Meglio portarsi subito a casa il titolo, il secondo della Superbike negli ultimi due anni, e poi magari divertirsi senza troppi pensioni nell’ultima manche della stagione, piuttosto che rischiare di cadere e doversi giocare poi il tutto per tutto in una gara “secca”.

LA RAGIONE - Deve aver pensato questo, Jonathan Rea, mentre vedeva allontanarsi Davies e la vittoria della prima tappa in notturna a Losail. Una razionalità degna di un campione del suo spessore, che dopo aver lasciato la Honda (troppo datata questa versione di CBR per pensare di vincere il mondiale) dopo anni di fedeltà alla Casa alata, è salito sulla Kawasaki e si è dimostrato di un altro pianeta per tutti gli avversari. Un secondo posto, quello di oggi, che gli ha permesso di festeggiare al meglio un titolo meritato. Costruito sin dai primi round della stagione, dove ha rivelato di avere un feeling incredibile con la sua moto e la sua squadra e mantenuto poi nella seconda parte del 2016, quando contava difendersi dal ritorno dell’alieno in rosso, quel Chaz Davies capace di cinque vittorie nelle ultime cinque gare.

L’ORGOGLIO - Rea ha fatto tutto questo e anche di più. Ha fatto capire a tutti di essere il pilota più completo che la Superbike abbia mai avuto negli ultimi anni. Determinato, velocissimo, furbo. Sarebbe bello, un domani, vederlo dove sta adesso Crutchlow… giusto per il gusto di capire come potrebbe andare. “Questo risultato è il frutto della mia grande confidenza con la moto e il team – spiega appena concluso un giro d’onore sottotono (una scritta spray verde su asfalto nero che non farebbe certamente invidia al peggior writer britannico) – Ripetersi? Con questo pacchetto è stato piuttosto semplice, perché tutto ha funzionato alla perfezione sin dalle prime gare. Ho sofferto molto di più per vincere il primo titolo…”.
Missione compiuta, Johnny.

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