Kawasaki: il grande slam

Uno-due in entrambe le gare di Aragon
Kawasaki: il grande slam

Pubblicato il 15 aprile 2014, 11:26

ALCAÑIZ - La prestazione della Kawasaki ad Aragon si potrebbe banalizzare dicendo che ha dominato, riscattandosi dopo aver deluso le attese in Australia, perché ci si aspettavano grandi cose anche a Phillip Island. Ma in realtà, dietro ai risultati ottenuti da Tom Sykes e Loris Baz in Spagna, c’è un team, fatto di persone, che ha trasformato una moto non vincente nella Superbike più performante del mondiale. Che ha fatto diventare campione del mondo un britannico sul quale, solo tre anni fa, nessuno avrebbe scommesso un euro. E che ha preso un diciannovenne senza esperienza ed in una stagione e mezza lo ha portato a diventare il secondo pilota di riferimento del campionato. Perché, dopo due gare, Tom Sykes e Loris Baz occupano anche il primo ed il secondo posto della classifica iridata e la Kawasaki si trova in testa al mondiale marche. Il segreto di tutto ciò è uno solo: la continuità, legata ad una crescita costante fatta di piccoli passi. Piccoli cambiamenti nella gestione del team, nella messa a punto della moto e nella crescita dei piloti. In poco più di due anni, grazie ad un metodo impeccabile, il Team Provec ha vinto un mondiale e ad Aragon ha centrato quello che nel tennis si definisce “grande slam”, siglando la pole, facendo primo e secondo nelle due gare e segnando, con Sykes, il nuovo record del tracciato. Tom, rispetto allo scorso anno, è davvero un altro pilota: maturo, concreto e determinato. Per descrivere il britannico non bastano tre aggettivi, piuttosto servirebbe una lunga lista. Ma “maturo”, è sicuramente quello che più identifica quest’anno il campione del mondo in carica. Il Tom Sykes di oggi è molto diverso da quello dello scorso anno. È cresciuto tantissimo di testa e le gare di Aragon lo confermano. Il suo approccio alle corse e la sua tattica sono cambiati, perché ora che è il campione del mondo non ha più nulla da dimostrare. Nel 2013 doveva far vedere a tutti che era lui il più forte. Adesso, che ha il numero uno sulla carena, tutti sanno che è l’uomo da battere e ciò gli ha dato una tranquillità ed una confidenza nei propri mezzi che lo scorso anno non aveva. L’articolo completo del nostro inviato Giulio Fabbri lo potete leggere sul numero di Motosprint in edicola da martedì mattina

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