Un anno fa i due azzurri collidevano con in palio un posto in Ducati Aruba. Oggi entrambi necessitano di risalire la china, pur da prospettive diverse. Meglio guardare avanti
Coloro che gestiscono i canali social della Superbike non hanno perso l’occasione, prima del round di Barcellona, di rievocare quanto accaduto proprio al Montmelò nella passata stagione, ossia il contatto tra Axel Bassani e Michael Rinaldi in Gara 1 e la conseguente caduta del romagnolo in uscita da curva 10. Mai si sarebbero aspettati però che 356 giorni la storia si sarebbe ripetuta, seppure a parti invertite.
Come sappiamo infatti questa volta è stato Michael a causare la caduta di Axel, finendo però a sua volta a terra. Anche questa volta non sono ovviamente mancate le recriminazioni, soprattutto da parte di chi – Bassani – si è trovato nella ghiaia senza bene sapere come, ma ancora più che nella scorsa stagione la cosa più giusta da fare sembra davvero essere dimenticare ed andare avanti.
Basti pensare che nel duello dell’anno scorso vi era in palio il secondo posto, seppure nelle primissime fasi di gara, e soprattutto una sella nel team Aruba andata poi a Nicolò Bulega, mentre pochi giorni fa – anche in questo caso nei primi momenti della corsa – entrambi gravitavano intorno alla 10° piazza. Né Michael né Axel del resto stanno vivendo – in termini di risultati – il migliore momento della carriera, dunque meglio concentrarsi sul trovare una via per risalire.
Bassani dal canto suo sta passo dopo passo imparando a conoscere la Kawasaki, una moto molto diversa dalla V4R guidata in passato ed indubbiamente – ad oggi - meno performante rispetto alla Ducati, ed i segnali di crescita sono chiaramente arrivati, a partire dalla prima top ten ottenuta proprio a Barcellona.
Rinaldi invece sembrava poter iniziare la stagione con maggiore abbrivio, visto il cambio di team – proprio al posto di Axel in Motocorsa – ma non di moto, incontrando invece problematiche inaspettate, da risolvere con calma e lavoro. Meglio lasciarsi dunque alle spalle le polemiche e rituffarsi nei propri affari, per tornare entrambi nelle posizioni che i rispettivi talenti meritano di occupare.
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