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SBK, Donington 1998: quando nevicò e Fogarty bocciò il "paramani"

Sabato 12 aprile venne cancellata la Superpole, a causa di temperature polari e pista resa bianca da milioni di fiocchi caduti dal cielo inglese. Carl provò una soluzione usata nel fuoristrada, mai più vista sulla sua Ducati

SBK, Donington 1998: quando nevicò e Fogarty bocciò il "paramani"
© GPAgency

Mirko ColombiMirko Colombi

25 dic 2021

Guardate che impennata, guardate - soprattutto - che nevicata: eravamo a Donington Park, sede della seconda tappa SBK edizione 1998. Durante la giornata di sabato, il cielo inglese decise di far cadere su paddock, asfalto, moto e piloti milioni di fiocchi bianchi. Gelidi.

Eppure, era il giorno 12 aprile, quindi, una buona primavera perlomeno in Italia. Ma non nel Regno Unito, patria di The King, Carl Fogarty, il protagonista del wheelie ammirato nella foto di copertina. Tutto era pronto per la Superpole - all'epoca in giro singolo, dal sedicesimo tempo a scalare sino al primo siglato nelle qualifiche - però fu meglio rinunciarvi.

Foggy: "Paramani assolutamente inutili"


Nel weekend iridato, il team Ducati Performance - qui sopra immortalata previo la bicilindrica bolognese dotata  di telecamere posteriore - ebbe una interessante idea, tuttavia respinta dal suo unico pilota. Foggy, proprio lui, che ricorda quel giorno così: "I paramani si rivelarono assolutamente inutili, quindi furono rimossi dopo solo 20 minuti".

La 916 numero 2 tornò perciò a mostrare linee canoniche e già conosciute. Chi era nel box rosso, giura di aver sentito la furia di Blackburn asserire: "Questo non è il cross e nemmeno l'enduro. Quei cosi mi danno fastidio, ecco tutto". Pare che turbolenze aerodinamiche - nella fattispecie, gelide - infastidirono il già due volte iridato, prossimo al terzo alloro. 

Doppieta di Haga: Nitro Nori si presentò al Mondo


Niente Superpole, d'accordo. Però le due manche domenicali vennero disputate, a dispetto di un clima polare. Scattato dalla nona casella, per una griglia che all'epoca ospitava quattro moto, Noriyuki Haga cominciò il suo show personale, capace di durare anni.

Sorpassi all'interno, all'esterno, in frenata e accelerazione. Il giapponese fece volare la sua Yamaha, nel vero senso del termine. E gli altri se ne accorsere: nulla poterono contro gli attacchi micidiali sferrati dal numero 41, sul gradino più alto nel podio a termine di Gara Uno, con Troy Corser e Pierfrancesco Chili appena più in basso.

E Gara Due? Ancora Nitro Nori, poi Corser e Fogarty. Ah, ma allora Carl c'era. Sì, e ha fatto valere la territorialità, non giungendo in testa, tuttavia alzando al cielo almeno una coppa disponibile. Quel fine settimana insegnò varie cose: non girare in caso di neve, evitare soluzioni tecniche se non veramente efficaci.

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