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Superbike 2021, il campionato più in salute di sempre

È massiccio l'impegno delle Case: la Kawasaki investe tutto sulla Superbike, la Ducati si divide tra prototipi e derivate mentre la Bmw sembra una scuderia di Formula 1...

Superbike 2021, il campionato più in salute di sempre
© GpAgency

Mirko ColombiMirko Colombi

7 giu 2021 (Aggiornato alle 19:38)

È un Mondiale più in salute che mai, questa SBK 2021. La tesi è confermata dalla partecipazione delle Case, cinque, e soprattutto da come questi Marchi apportino il loro contributo al campionato dedicato alle derivate di serie. Kawasaki, Ducati, Yamaha, Honda e BMW sono “Factory” presenti nel paddock con team direttamente sostenuti dalle aziende, per investiture ufficiali vere e proprie.

Il Provec KRT di Jonathan Rea e Alex Lowes gode di tutto il meglio che il reparto corse di Akashi possa offrire in termini di sviluppo racing, perché da quelle parti amano vincere in SBK – prima vetrina del prodotto finale – e dopo l’uscita dalla MotoGP a fine 2008, ogni risorsa destinata alle competizioni è stata messa nella nota spese relativa ai successi del nordirlandese e della squadra con base a Barcellona. Per la Rossa il discorso è simile, sebbene Borgo Panigale faccia la MotoGP (la fa eccome, dato che è detentrice del titolo costruttori e tre Desmosedici sono nei primi quattro posti dell’odierna classifica).

Gli investimenti in SBK contano ancora parecchio, così come l’impegno profuso: Aruba, Go Eleven, Barni e Motocorsa sono i team assistiti, ovviamente Scott Redding e Michael Ruben Rinaldi sono i piloti di punta, ma in realtà Chaz Davies è un “terzo ufficiale”, con aggiornamenti per la V4 R color ciano nel box indipendente del numero 7. Tito Rabat e Axel Bassani non sono abbandonati al loro cammino, la Ducati ha occhi di riguardo pure per loro: Marco Barnabò ha allacciato rapporti più che stretti con la Casa bolognese ormai da anni, Lorenzo Mauri conosce le peculiarità tecniche delle Panigale da corsa, sulle quali lui stesso mette le mani.

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Yamaha


La Yamaha offre un contingente impressionante, con ben cinque R1 M, quattro delle quali ufficiali, distribuite così: Toprak Razgatlioglu e Andrea Locatelli nel Team Crescent-Brixx; Garrett Gerloff e Kohta Nozane in GRT.

A proposito, la formazione di Filippo Conti e Mirko Giansanti ha nel garage un buon numero di volti giapponesi, a conferma di quanto a Iwata interessi il campionato: “Il nostro sforzo è evidente”, dice Andrea Dosoli per spiegare il lavoro della filiale europea. “In una linea continua tra noi e la Casa madre. Ogni moto è seguita con estrema attenzione, pure quella dell’Alstare di Christophe Ponsson. La nostra presenza in SBK rappresenta il completamento del discorso che parte dalla R3 Cup, passa dalla 300, si espande in Supersport e sfocia nella massima serie delle derivate”.

BMW


A Monaco di Baviera non hanno moto di piccola cilindrata, però la nuova M1000 RR è l’arma totale tedesca, messa a disposizione di SMR Racing, Bonovo Action e RC Corse. Perciò Tom Sykes, Michael Van der Mark, Jonas Folger ed Eugene Laverty hanno sempre ingegneri e tecnici a pieno sostegno; addirittura, l’inglese e l’olandese sembrano figurare in una scuderia di Formula 1, tante sono le risorse coinvolte e i soldi spesi: “Confermo”, risponde Shaun Muir, manager della compagine ufficiale. “Con la BMW abbiamo instaurato una collaborazione massiccia, dato che l’obiettivo comune è vincere il titolo mondiale”.

Honda e Kawasaki


La Honda ha in HRC la sigla che sintetizza il concetto già espresso. Lo illustra Alvaro Bautista: “Mi sono offerto per qualche test MotoGP, ma i vertici nipponici mi hanno risposto che è meglio di no. A loro interessa parecchio la SBK, siamo qui per primeggiare, quindi è utile evitare eventuali infortuni e dispersione di forze”.

Quanto elencato si riassume nella presenza di quasi tutte moto ufficiali sulla griglia, ma non si deve pensare che MIE Moriwaki con la Honda, Orelac e Puccetti con la Kawasaki siano abbandonate ai loro destini: “No no, anzi”, precisa Manuel, manager che ha in Lucas Mahias con la ZX-10RR un “ibrido” tra factory e privato. “La Kawasaki ci supporta, altrimenti sarebbe ancora più dura. Questo Mondiale è di assoluto livello, il più alto di sempre”.

La Dorna sta compiendo un lavoro importante anche dal punto di vista della diffusione: la copertura TV è stata implementata in Europa e fuori dal Vecchio Continente, dove i dati di ascolto sono in crescita.

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