Sacchi: “La SBK è una grande occasione”

Nelle corse c’è bisogno di motivazioni e risultati per trovare la forza e le risorse necessarie ad andare avanti. La SBK è un’opportunità... per tutti.
Sacchi: “La SBK è una grande occasione”

Pubblicato il 8 febbraio 2016, 18:32

di Riccardo Piergentili Da tanti, troppi anni, Giampiero Sacchi ha condotto una vita dura. Un privato con un bel sogno in un mondo sempre più dominato dai grandi Costruttori. Parliamo della MotoGP, il più importante palcoscenico delle due ruote da corsa, dove però, oggi, per molti, i problemi da risolvere hanno superato il gusto di esserci. Perché la MotoGP è una competizione estrema, non solo per i tecnici e i piloti ma anche per coloro che devono lottare per sopravvivere. Già, sopravvivere, è questo il termine che più di altri spiega che cosa vuole dire la MotoGP per un team privato, che non potrà mai ambire ad ottenere risultati importanti senza il supporto di una Casa e senza budget faraonici. Perché complicarsi la vita quando esiste un’alternativa? È la domanda che, giustamente, si è posto Giampiero Sacchi, il capo del Team Iodaracing, che dopo tanti anni di MotoGP ha saggiamente deciso di affrontare una nuova sfida, in SBK, dove potrà contare sul supporto di un Costruttore (l’Aprilia) e sua una moto competitiva (la RSV4) e dove potrà tornare protagonista, ritrovando quell’amore per la moto che la MotoGP gli stava facendo perdere. Sacchi, come considera il passaggio del suo team dalla MotoGP alla SBK? "La SBK è un’esperienza nuova per il mio team. Una grande opportunità, per tutti quelli che fanno parte di questa avventura". Gli ultimi anni in MotoGP sono stati difficili... "Durussimi. In MotoGP ogni anno riuscivo a mettere insieme il budget grazie all’hospitality. Penso di essere stato bravo a costruire un sistema che ha consentito a sponsor importanti di entrare a far parte del circus della MotoGP. Alla lunga, però, esserci non basta e i risultati dovrebbero supportare questo lavoro che viene fatto nel pre gara". Come dire... senza i risultati il tuo lavoro risultava inutile. "La storia spiega che molti sponsor che io ho portato in MotoGP oggi hanno scelto altre realtà, in grado di garantirgli quei risultati che noi non potevamo assicurare. Sai, a volte i duecento metri che separano la prima fila dall’ultima sono molto lunghi... In un mondo in cui ogni anno c’è bisogno di budget di tanti milioni di euro per sopravvivere, lavorare così era diventato davvero difficile". Bisogna anche aggiungere che la MotoGP di oggi è molto diversa da quella di ieri. "È vero. Quando siamo entrati in MotoGP la sfida era costruire una CRT. Ci siamo riusciti e abbiamo anche conquistato dei punti nel mondiale con quella moto. Negli ultimi anni, però, la MotoGP è cambiata, trasformandosi in un campionato per i Costruttori. Oggi possiamo aspirare a fare di più? Ragionevolmente no. Oggi non c’è più spazio per i “piccoli” come noi perché i costi da sostenere sono troppo elevati". In SBK avrete a disposizione la RSV4, una moto competitiva e questo dovrebbe esservi di aiuto. "Certo, in SBK ci schiereremo con una moto molto competitiva ma questo è solo un dato. Ce ne sono altri molto importanti. Nel 2016, in ogni round, si correranno due gare con una nuova formula, intelligente. Dalle 12:40 alle 14:00, sia sabato, sia domenica, su delle TV non a pagamento ma in chiaro, la SBK sarà visibile. Di fatto noi potremo avere molta più visibilità rispetto alla MotoGP, dove nell’ultimo periodo molti hanno parlato di noi soprattutto per l’incidente di Alex (De Angelis, ndr) in Giappone. È una pubblicità di cui, francamente, vorrei fare a meno". Analizzando il quadro economico la scelta di passare dalla MotoGP alla SBK sembra quella giusta. "Tralasciamo per un attimo tutti i discorsi riguardanti il business. In SBK vorrei ritrovare il piacere di andare in pista, di lottare per degli obiettivi importanti, rappresentando un Costruttore che schiara una moto competitiva. In sostanza... vorrei tornare a vivere!". Sulla carta avete anche una bella squadra, oltre che una buona moto. "Secondo me la nostra squadra è forte, perché abbiamo un pilota esperto, Alex De Angelis, e un giovane talentuoso come Lorenzo Savadori. Certo, siamo partiti un po’ tardi, con Alex De Angelis che avrebbe avuto bisogno di guidare più degli altri e che, invece, effettuerà meno test degli altri. Però ci sono le premesse per fare bene, sperando che Alex sia fisicamente a posto". Twitter: @Hokutonoken_79

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