La prima volta di Ross Evan Branch e Hero | Quella (S)Volta Che

Il titolo Rally Raid vinto dal binomio è frutto dei risultati e... degli “aiuti” dei rivali e del regolamento

La prima volta di Ross Evan Branch e Hero | Quella (S)Volta Che

Giovanni CortinovisGiovanni Cortinovis

4 nov 2024

La conquista del mondiale Rally Raid da parte di Ross Evan Branch con l’indiana Hero è un avvenimento storico, tuttavia richiede una contestualizzazione. Il pilota del Botswana (nella foto di copertina) è riuscito a imporsi grazie alla costanza di rendimento, senza conquistare alcuna gara: Branch è stato secondo alla Dakar e all’Abu Dhabi Desert Challenge, quinto nel BP Ultimate Rally-Raid Transibérico in Portogallo e alla Desafio Ruta 40 Argentina e infine terzo nel Rally del Marocco.

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Il trionfo di Ross Evan Branch e Hero


Ciò gli ha fruttato 88 punti, essendo il sistema di punteggio identico alla MotoGP con l’unica eccezione della Dakar, che essendo un Marathon Rally vanta un moltiplicatore di 1,5 con arrotondamento per eccesso. Così, per la vittoria alla Dakar in Arabia Saudita, Ricky Brabec ha incassato 38 punti, il secondo, ossia Branch, ne ha presi 30, il terzo, Adrien Van Beveren, 24. A fare la differenza è stata principalmente la mancata presenza dei piloti Honda, Sherco e del Gruppo KTM al secondo round, negli Emirati Arabi: in quell’occasione hanno preso il via 45 motociclisti, ma 43 appartenevano alla categoria Rally2. A vincere è stato Aaron Mare con la Hero ma alle sue spalle, complici i problemi al motore di Branch, sono giunti Konrad Dabrowski e Jean Loup Lepan entrambi su KTM. Tuttavia, appartenendo ambedue alla classe Rally2, il quarto posto assoluto di Branch a quasi 40 minuti dal vincitore si è tramutato in una seconda piazza per il campionato, che ha fruttato venti punti invece di tredici.

In terra lusitana invece Branch ha concluso in settima posizione ma terzo è giunto Bruno Santos, esponente della Rally2, e quarto Antonio Maio, che non ha preso punti per il campionato. L’alfiere Hero è scalato in quinta posizione, guadagnando 11 punti al posto di nove. In Marocco Branch si è piazzato sesto nella gara vinta da Daniel Sanders con Luciano Benavides terzo, entrambi su KTM, non iscritta al Mondiale. Inoltre quinto è arrivato Bradley Cox della Rally2. Ciò ha permesso a Branch di intascare 16 punti anziché 10. Pur avendo vinto la Dakar e in Argentina, Brabec si è piazzato quarto con 63 punti, avendo saltato, oltre agli Emirati Arabi, pure la gara in Portogallo per impegni precedentemente presi con gli sponsor. Ciò nonostante avrebbe potuto vincere il titolo se nella prima tappa del Rally del Marocco non avesse avvertito dolori alla gamba destra, tali da costringerlo al ritiro una volta raggiunto il bivacco. Immediato l’intervento chirurgico alla tibia, mentre i legamenti, che più lo preoccupavano, risultano tutt’uno con il ginocchio.

L’obiettivo è di riprendersi in tempo per cercare il tris alla Dakar dopo i successi del 2020 e 2024 con la Honda. La Casa giapponese si è consolata con il titolo costruttori, grazie anche alle vittorie di Tosha Schareina in Portogallo, dove è stato il migliore dell’intera competizione, e Marocco, dove è giunto secondo ma preceduto da Sanders. Se la prima volta di una Casa indiana è stata “rocambolesca”, non da meno fu il primo Mondiale di un’azienda giapponese, nel 1961. A fine 1960 con il ritiro di Carlo Ubbiali e della MV Agusta, la Honda si ritrovò campo libero in 250, vincendo 10 degli 11 GP e prendendosi il titolo con Mike Hailwood. Il mese dopo, la Casa dell’Ala Dorata fece il bis in Argentina con Tom Phillis, iridato della 125 davanti a Ernst Degner. Il tedesco aveva lasciato la MZ dopo la costruzione del muro di Berlino e la rottura del motore in Svezia, pertanto rinunciò alla trasferta sudamericana, perdendo il titolo per soltanto due punti.

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