Le variabili sono numerose, anche se gli obiettivi restano gli stessi
Nelle moto da competizione la limitazione della quantità di benzina che può essere impiegata in gara ha reso necessari alcuni provvedimenti da parte dei tecnici. Sono state elaborate strategie che prevedono l’interruzione del flusso di carburante ai cilindri (o soltanto ad alcuni di essi) in fase di rilascio e mappature che determinano miscele leggermente magre in certe condizioni di funzionamento.
E si è riusciti a non penalizzare la guidabilità anche alimentando il motore con miscele a titolo pressoché stechiometrico.
La dosatura stechiometrica prevede che un chilo di aria si mescoli con 0,068 kg di benzina (la quantità di energia liberata dalla combustione in questo caso è di circa 2,8 MJ). Il potere calorifico ci dice quanta energia termica viene liberata dalla combustione di un chilo di carburante ma quello che conta ai fini delle prestazioni è quanto carburante viene bruciato a ogni ciclo.
A interessarci è quindi la quantità di calore generata dalla combustione dell’unità di volume della miscela a titolo stechiometrico. Detta tonalità termica, essa viene determinata sia dal potere calorifico che dalla dosatura. La benzina richiede molta aria, mentre l’alcol etilico ne richiede assai meno (per forza, una certa quantità di ossigeno è già presente nella molecola!).
È inutile aumentare la quantità di carburante fornita ai cilindri se parallelamente non si aumenta anche quella di aria. Il carburante in eccesso a un certo punto non brucia perché non trova ossigeno con il quale combinarsi!
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