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La moto giapponese come spunto di riflessione su un mondo che sta mutando e non va giudicato frettolosamente
Riccardo Piergentili
24 mag 2023
Sono più che certo che questo articolo sarà criticato, soprattutto dai conservatori, moltissimi nel motociclismo, un mondo meraviglioso, dove le persone non soltanto conoscono tutti i dettagli tecnici delle loro moto ma si affezionano a un telaio in tubi d’acciaio, a una distribuzione desmodromica, a un bicilindrico o a un quadricilindrico a V.
Nell’universo auto, al contrario, tanti non sanno neppure quanti cilindri ci sono sotto il cofano e non lo affermo per sentito dire ma per esperienze (svariate) personali. Come si fa a non amare i motociclisti e il motociclismo? Impossibile! Ciò detto, in un mondo che sta cambiando alla velocità della luce, la tradizione, il romanticismo e la passione sembrano contare sempre meno.
Oggi, a differenza di diversi anni fa, i giovani centauri crescono vivendo esperienze assai diverse, le normative anti-inquinamento (nella produzione di serie) e le nuove tecnologie sviluppate nelle corse (in MotoGP) stanno rivoluzionando il modo di progettare le moto. A tutto questo va aggiunto il ricambio umano all’interno dei costruttori. Parliamo per esempio del Giappone, che esporta auto e moto da sogno ma sta crescendo generazioni che non sognano più: non le auto e le moto, almeno.
In Giappone, una volta, tanti giovani ingegneri sognavano di progettare una moto di serie o una moto da corsa. Oggi non è più così e i manager sono sempre più attenti al profitto, anche perché chi è alla guida di una multinazionale deve necessariamente osservare quello che avviene nei Paesi emergenti e accontentare soprattutto quegli utenti.
Banalmente, a differenza di quanto si possa immaginare, progettare e industrializzare una moto premium, destinata a un pubblico di nicchia, è più facile che costruire e vendere una moto che deve essere apprezzata da moltissime persone, attente a risparmiare anche poche centinaia di Euro.
Oggi le Case europee, in alcuni segmenti, tra cui quello delle Superbike, sono un gradino sopra alla concorrenza giapponese ma il punto è che, a differenza del passato, non c’è gara, perché ai giapponesi interessa altro e analizzando le vendite scopriremo che hanno ragione.
Quante critiche ha ricevuto l’Africa Twin, che ha abbandonato il bicilindrico a V per passare al bicilindrico in linea? Tante, eppure la CRF1000L è diventata un successo commerciale. Quante critiche sta ricevendo la RC213V? Moltissime, però nessuno considera che la Honda vince in Formula 1 e in quella categoria sta impegnando i migliori ingegneri.
Prima di giudicare, bisognerebbe avere una visione d’insieme e un’idea di ciò che accadrà tra qualche anno.
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