Imola? Serve la bacchetta magica

Più sicurezza e vie di fuga per non perdere il motociclismo di alto livello

 

Imola? Serve la bacchetta magica

Marco MasettiMarco Masetti

23 mag 2019

Il motociclismo è una cosa seria, quindi è meglio ragionare da adulti e lasciare ai bambini le favole. Come quella che dice che sia stato soltanto Alvaro Bautista a far cancellare Gara 2 dal programma di Imola nella Superbike. Non è propriamente vero, perché Alvaro sarà anche un top rider che corre per la Ducati, la cui opinione è particolarmente ascoltata, ma non ha il potere di annullare una gara soltanto perché, come sostiene qualcuno, ha paura di perdere punti. 

La decisione è stata presa dalla maggioranza dei piloti, di concerto con la direzione del campionato. Giusto così, perché nessuno come i piloti che vanno in pista sa giudicare le condizioni di pericolo di una pista. A Imola hanno deciso i piloti e non i “poteri forti”, ed è meglio che sia stato così. Le condizioni del tracciato sono state valutate da chi doveva correre, tutti invitati a una ricognizione sulla safety car. 
E non venite a dire che una volta non sarebbe successo, ricordiamoci Nogaro nel 1982 e Misano nel 1989. E allora, come citano spesso gli amanti del passato «C’erano i due tempi, i carburatori, non l’elettronica, e i piloti non erano fighette». A Misano alzò la mano e fermò la corsa Kevin Schwantz che proprio fighetta non si può definire. Da anni esiste la Safety Commission in MotoGP e dal 2013 c’è anche in Superbike. È aperta a tutti i piloti e serve a dare un peso politico alle loro decisioni. Un’istituzione sacrosanta servita a cambiare il ruolo, anche decisionale, di chi corre. 

Messe in chiaro due cose, passiamo a Imola. Una domanda sorge spontanea: quale futuro per una delle piste più belle, storiche e iconiche del Mondo? Non è facile rispondere anche perché la bacchetta magica non esiste. Al contrario dei problemi: il circuito Enzo e Dino Ferrari è in in un parco che è in mezzo alla città. Al suo interno ci sono abitazioni private e terreni agricoli. Poi c’è Imola, quasi 70.000 abitanti che ha sempre avuto un rapporto complesso con l’impianto sportivo che pure l’ha resa famosa nel Mondo. Detto brutalmente: mezza città è a favore, l’altra parte contraria e chi governa non può rischiare di perdere voti e potere in nome dello sport. Di recente la Direzione di Imola ha svolto un colossale lavoro di riavvicinamento con la Giunta. 
Ma adesso serve una soluzione. C’è bisogno di spazio per vie di fuga più ampie, problema causato dall’aumento delle prestazioni delle moto e comune ad altri tracciati, ma che a Imola è ancora più sofferto per la mancanza di spazio. Bisogna mettersi a un tavolo e ripensare il “Santerno” del futuro. Non sarà facile, ma è l’unica strada. Slogan, frasi a effetto e bacchette magiche non risolvono i problemi. 

 

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