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Trialsprint: una specialità autolesionista

Il mondiale TrialGP ha perso pubblico: troppa “esclusività” fa male...

Trialsprint: una specialità autolesionista

Mario CandelloneMario Candellone

28 ago 2019

Si continua a parlare della debacle di pubblico nelle prove mondiali: mai così in basso come quest’anno, Giappone a parte. Abituati a cornici di pubblico degne dello spettacolo che forniscono i funamboli dell’equilibrio sulla moto, rimaniamo profondamente delusi di fronte a sparuti gruppi di persone qua e là, ad assistere quasi in modo svogliato alle prestazioni dei top rider. I quali probabilmente non sono neppure motivati a dare il meglio in queste situazioni. 
 
TANTE CAUSE - Non può esistere una sola causa di questo sfacelo: sono tanti i motivi che possono lecitamente essere tirati in ballo. Dalla ripetitività di show già visti e stra-visti in rete quotidianamente, al regolamento no-stop – i cui video mostrano quanto non sia mai applicato ai piloti blasonati – o al cambiamento generazionale per cui tra i giovani, bombardati da mille altre differenti attrazioni, il Trial, come il motociclismo in generale, non interessa più da diversi anni.  
Eppure a disertare per primi l’ambiente mondiale sono stati proprio i media. E non soltanto per il contenimento dei costi imposto dagli editori. C’è stato uno sgretolamento di un ambiente sereno, in cui frullavano idee positive su come attuare ringiovanimenti. C’era una collaborazione collegiale: si aveva la sensazione di remare tutti nella stessa direzione, con l’obiettivo di ottenere la maggiore diffusione della specialità amata. Perché parecchi giornalisti, se non tutti colori i quali affluivano le sale stampe del Mondiale erano loro stessi praticanti, quindi con a cuore presente e futuro del Trial. Ignorare l’apporto di un mondo di parziali volontari dediti alla specialità è stato un gravissimo errore e ora si pagano le conseguenze. Il Trial mondiale ha bisogno di media qualificati. Anche il divieto di produrre video per incassare denaro da contratti di esclusiva con produttori professionisti è una mossa azzardata in questa fase delicata. Se non c’è pubblico, in futuro è facile prevedere che non ci saranno più produttori disposti a prendere i diritti TV. 
 
REWIND - Siamo tornati indietro di anni, come popolarità. L’evoluzione tecnica è cresciuta, ma le vendite delle moto e la diffusione sono rimaste al palo, anzi con la totale scomparsa dei media, oserei dire che un passo è stato fatto, ma indietro!  
L’unica cosa che si può fare ora, per recuperare il terreno perduto, è rivalutare la posizione della “stampa”, che se incentivata a calcare nuovamente i campi di gara, potrebbe essere di grande aiuto per far risalire la china di un prodotto che altrimenti rischia lentamente di morire... 

 

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