Da baby star a flop, poi fenomeni: Fabio e Nicolò hanno vissuto un percorso simile, e ora vogliono (ri)prendersi tutto
Uno dei proverbi più utilizzati nel nostro paese è “non si giudica mai un libro dalla copertina”, e questo vale sia nel bene che nel male. Ed a proposito di libri, chi di recente ha scritto pagine importanti della propria storia sono Fabio Quartararo e Nicolò Bulega. Due piloti all’apparenza lontani, con due storie separate ed accumunati solamente dall’anno di nascita, il 1999, ma in realtà molto più vicini di quanto non possa sembrare.
Entrambi infatti offrono uno spaccato di cosa possa essere il motociclismo – ed un po’ lo sport professionistico in generale – oggi: una centrifuga impazzita, capace di portare “from zero to hero” e viceversa in pochi secondi, specie se sei un talento che con le luci della ribalta ha dovuto iniziare a convivere presto.
Quartararo è oggi l’uomo di punta del plotone Yamaha in MotoGP, colui che la casa di Iwata ha ricoperto di milioni pur di non perdere, ma nei suoi primi 26 anni di vita ha rivestito tanti ruoli. In primis quelli del baby prodigio, gestito da Emilio Alzamora come Marc Marquez – con il quale iniziarono presto i paragoni - nonché capace di incantare così tanto già nello JuniorGP da spingere la FIM a elaborare una “regola Quartararo”, che gli permise di debuttare in Moto3 prima di aver compiuto 16 anni, ma forte dei due titoli spagnoli conquistati in altrettante stagioni precedenti.
E proprio quando tutto sembrava andare nel verso giusto, con lo Lamine Yamal ante litteram pronto a prendersi la scena mondiale sin da subito, ecco il buio o quasi. Due anni di Moto3 contraddistinti da scelte errate – il trasferimento in Leopard con successiva scelta del team di passare da Honda a KTM - con soli due podi, poi altrettanti in Moto2 con la prima vittoria mondiale a Barcellona, prima di tuffarsi in quella vasca di squali che è la MotoGP.
E proprio quando tutto sembrava dover andare nel verso sbagliato, con una promozione per tanti affrettata e immeritata, la luce. Il talento capace di vincere il CEV a 14 anni che riemerge, che risplende, tanto da vincere un mondiale sul palcoscenico più difficile. In seguito sono arrivati nuovi momenti difficili, principalmente per cause esterne, ma il talento è rimasto indiscusso, e per chi se ne fosse dimenticato è arrivata l’ulteriore conferma due settimane fa a Jerez.
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