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Il ballottaggio per la Yamaha ha Jack, Joe Roberts, Sergio Garcia e Alonso Lopez i candidati, ma l'australiano è oggi favorito, anche perché "tornerebbe all'ovile"
Mirko Colombi
9 ago 2024
Pramac Racing caccia ed è cacciata. Situazione paritetica per la prossima squadra Yamaha, condizione satellite equipaggiata da M1 - è stato promesso dalla Casa di Iwata - uguali alle Monster Energy Factory di Fabio Quartararo e Alex Rins. Appunto, chi le guiderà? Miguel Oliveira, d'accordo, ma il portoghese dovrà pur essere affiancato nella stagione MotoGP 2025. O no? Vi anticipiamo questo: il profilo ha già corso per Paolo Campinoti, dal 2018 al 2020.
Se veramente stilassimo tutta la lista dei piloti che passerebbero volentieri in MotoGP, finiremmo domani. Limitiamoci a coloro i quali abbiano, davvero, la chance di poter saltare sulla M1 della struttura di Paolo Campinoti, nello storico cambio da Ducati a Yamaha.
Joe Roberts è americano, serve al campionato? Sì, però potrebbe non bastare. Si cercano profili di esperienza in classe regina. Dicono. Effettivamente, se parliamo di fasi da sviluppo e crescita di un progetto, meglio è affidarsi a coloro dotati di anni e chilometri accumulati su un (vero) prototipo da competizione.
Sergio Garcia e Alonso Lopez spingono, tuttavia dovranno, sospettiamo, attendere. Anzitutto, vediamo chi vince il titolo Moto2, poi tiriamo ulteriori conclusi. Fuori dal discoro Ai Ogura, mica perché fuori dai giochi mondiali, quanto accompagnato da un passaporto giapponese... comodo.
Tony Arbolino punta alla classe regina da tempo, la meriterebbe anche, però temiamo che pure lui sia costretto ad aspettare. Il milanese sta tornando in auge nella Moto2, dopo un periodo di smarrimento. La velocità c'è, per sviluppare ex novo un progetto, come direbbero alcuni ingegneri giapponesi: "Mmm..." pronunciato con moscia accezione.
Jack Miller, ecco il vero e primo candidato alla Yamaha M1. Sì, serve un australiano in MotoGP, specialmente a Phillip Island. Lo sappiamo, ma serve pure un americano ad Austin, un inglese a Silverstone e un kazako a Sokol. Ah, no: in Kazakistan non si va neppure quest'anno, e nemmeno sappiamo se mai ci andremo.
Pensiamo al presente. Jackass ha vinto Gran Premi, è esperto, ha guidato Honda, Ducati e, oggi, guida la KTM. Mica male come CV. Poi, se il suo passaporto risulta anche conveniente a sponsor e Promoter, meglio così. Occhio alla sostanza, in ogni caso. Il nativo di Townsville è forte, lavora sodo, sa dare gas. Un profilo già pronto ai freni in carbonio e gomme Michelin. I giapponesi direbbero: "Mmm!" Tutt'altro che mosci.
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