Il pilota Honda ha toccato vari temi legati al motorsport, partendo dagli albori della sua carriera
Francesco Allevato
26 lug 2024
Il 2024 rappresenta senz'altro l'annata più difficile per Luca Marini, alle prese con una Honda ai minimi storici in termini di competitività e di un ruolo, (pilota della squadra ufficiale della casa di Tokyo), tra i più impegnativi dell'intero circus. Tuttavia il fratello di Valentino Rossi non ha mai perso il sorriso, conscio sin dall'inizio delle difficoltà che la sfida porta con sè.
Intervistato in occasione del Giffoni Film Festival, Marini è tornato indietro nel tempo, ripercorrendo i suoi primi passi in sella alla due ruote, avendo come riferimento, ovviamente, Valentino Rossi: "Quando ero piccolo il mito di mio fratello non era ancora così grande. Io ho cominciato nelle moto perchè mi divertivo e il tutto è iniziato per gioco. Non avevo come obiettivo quello di diventare un pilota di moto, ma crescendo ho capito di più chi era mio fratello e intorno ai 14 anni ho cominciato a far diventare questo gioco la mia vita, cercando di riuscire a farne un lavoro. Anche se in realtà non è un lavoro, perché quando fai di un gioco un lavoro, allora non è davvero un lavoro".
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Marini si è poi soffermato su alcuni tra i temi più importanti del motorsport odierno, come la sicurezza e l'esigenza di approcciare in un modo ben specifico alla preparazione invernale, fisica e mentale: "I rischi? Non tutti i piloti sono uguali e non tutti razionalizzano. Siamo talmente abituati ad essere sulle moto e ad andare forte che è diventato normale, nel momento in cui sei lì non pensi mai alle possibili conseguenze negative perché il piacere è maggiore. Si cerca sempre di fare il massimo senza rischiare la tua incolumità e quella degli altri".
L'italiano ha poi proseguito: "Nella stagione invernale insieme al mio preparatore costruisco la parte di forza, senza incrementare troppo la massa. Durante il campionato si passa invece alla fase di mantenimento con dei richiami di forza massima facendo il possibile nelle palestre degli hotel o con gli elastici. Quando ti alleni da solo non hai l’adrenalina della gara che ti fa dimenticare la fatica, quindi riprodurre la fatica della gara è difficile. Il tuo corpo a un certo punto la domenica va in automatico grazie all’adrenalina infatti quando finisci la gara sei molto provato. La tensione? E' una sensazione sempre positiva, mi piace la responsabilità e lavorare assieme a ingegneri di un livello così alto".
Infine, Marini si è lasciato andare ad un giudizio sulla gara Sprint, ad un anno e mezzo dall'introduzione in calendario: "E' un format più moderno che può funzionare, anche se così perde un po’ il valore la gara della domenica. All'inizio eravamo tutti contro, e ancora adesso non sono ancora sicuro se a me piaccia totalmente, perché così si perde anche la tensione della gara della domenica che a me piaceva molto. Così invece arrivi con una sensazione diversa".
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