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Espargarò: "Molti piloti non studiano, ritrovandosi disoccupati"

Pol: "I ragazzini spendono tempo e denaro per la carriera: impossibile frequentare e completare le scuole. Se i risultati non arrivano, poi restano senza lavoro"

Espargarò: "Molti piloti non studiano, ritrovandosi disoccupati"
© Luca Gorini

Mirko ColombiMirko Colombi

28 ago 2023 (Aggiornato il 29 ago 2023 alle 11:48)

Pol Espargarò è un professionista a due ruote che si è guadagnato e sudato tutto quanto ottenuto sino a oggi. Rimanendo in ambito Mondiale, il catalano di Granollers ha ottenuto podi e vittorie nella 125 Grand Prix, il titolo della Moto2 a quattro tempi e un ruolo da protagonista in MotoGP. Il trentaduenne in forza al team GASGAS Tech3 ha dimostrato due palle così, a seguito di incidente, infortunio rimediato e ritorno in sella alla RC16. Inoltre, ha esposto concetti interessanti e da valutare previa grossa attenzione: "Si dice che il motosport sia cosa da ricchi" la risposta a una sollecitazione "non sepre è vero: mio papà era un semplicissimo meccanico di auto. Guadagnava il giusto per una famiglia umile, normale. La fortuna mia e di Aleix fu la seguente: papà era bravo nel riparare moto, quindi dalla voce denaro almeno l’assistenza era a costo zero (ride). Mi aiutò molto mio nonno, qualche piccolo sponsor. Fu complicato, infatti, ricordo che mio fratello Aleix dovette fermarsi. Poi ha ripreso, ed eccoci qui entrambi. La fame di arrivare ci ha portato avanti".

Pol Espa: "Chi lascia le moto senza volerlo, casca nella tristezza"

Espargarò continua il discorso, proponendo parole al passo con l'attualità dei fatti: "Ci sono tanti piloti con la valigia piena, ma scarso appetito di vittoria" Aggiungendo un consiglio e un racconto "Serve avere la necessità di trovare successo, io già lo sapevo da ragazzino: ‘Pol, o arrivi in alto, o vai a fare altro. Qui presto ci fermeremo. I soldi sono finiti".

La Dea Bendata ha riposto fiducia sulla persona giusta: "Fortunatamente e nel momento decisivo venne a sostenerci uno sponsor catalano, in grado di aiutarmi durante la mia infanzia. Foraggiando alcune fasi di crescita, ho potuto io costruire un percorso solido e da vera carriera professionistica, poi consolidata con gli anni".

L'ipotesi di dover smettere non spaventa Pol, che però ha una idea su tal eventualità: "Magari, mi occuperò di altro; dovrò trovare qualcosa che mi piaccia, ma sarà difficile accettare il cambiamento. Questo mondo si lascia quando la fiamma interiore si spegne, altrimenti sono guai, alto che infortuni. Se, contrariamente, è l’infortunio a determinare la fine di carriera, si patisce il colpo. Quando un pilota non può decidere il proprio epilogo di carriera, accusa la caduta peggiore. Casca nell’infelicità”.

Espargarò. "E' possibile rimanere nel settore, in ruoli diversi dal pilota"

La chiosa concerne proprio il tema principale. E' possibile seguire un regolare percorso di studi, contestualmente alla crescita richiesta dal mondo a due ruote? Pol la pensa così: "E’ una bella questione" eccome se lo è "riguarda la vita di ogni sportivo. Nella fattispecie, i piloti: chi di noi ha frequentato regolarmente le scuole? Chi ha studiato? Tralasciando la voce soldi messi da parte, chi di noi può intraprendere una professione diversa dal motociclismo?!"

Espargarò, purtroppo, ha ragione: "Il motociclismo, nel tempo, sta crescendo in termini di professionalità. Ciò significa che, già da bambini o da ragazzini, i piloti sono costretti, tra virgolette, a pensare esclusivamente a costruire un percorso di carriera. Allenarsi in palestra, girare in moto, tenere sessioni di fisioterapia, consultare uno psicologo, uscire in bicicletta, mangiare in un certo modo... sono attività a richiedere tempo e, ovviamente, non rimane tempo da dedicare ad altro. Per studiare non c’è tempo, per lavorare in un settore alternativo nemmeno. A 15 e 16 anni si è già con la valigia a destra e a sinistra, come è possibile intraprendere e completare un programma di studi serio?! Impossibile".

Al di là del denaro eventualmente accumulato o guadagnato, resta il problema di base. Cosa fare dopo aver spento i motori? L'opinione del numero 44 è questa: "Si rimane nel settore in diverse vesti: meccanico, team manager, PR. Vanno bene, in quanto proposte da un ambiente già conosciuto. Oppure, è dura. senza il cosiddetto pezzo di carta, ci si imbatte nella disoccupazione, che è meglio evitare".

 

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